lunedì 14 ottobre 2013

SOVRAFFOLLAMENTO CARCERARIO: no al rinvio dell’esecuzione della pena

PalaGius ha dato conto nei post del 20 febbraio e 22 marzo delle due ordinanze con le quali i tribunali di sorveglianza di Venezia e Milano chiedevano alla Corte Costituzionale di pronunciarsi sulla possibilità di differire l'esecuzione della pena detentiva oltre l' unica ipotesi attualmente prevista della "grave infermità fisica", in tutti quei casi in cui la carcerazione non potrebbe che avvenire in condizioni inumane e degradanti, in base a quanto stabilito dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo nella sentenza del gennaio scorso.

A una manciata d'ore dal messaggio in tema di sovraffollamento carcerario inviato alle Camere dal Presidente della Repubblica, all'esito della camera di consiglio, la Corte ha dichiarato in un comunicato stampa di non potersi sostituire al legislatore  - che pure dovrà porre rimedio nel più breve tempo possibile al grave problema sollevato dai remittenti -  ma di essere pronta a intervenire, "in caso di inerzia legislativa" e se successivamente adita, per "far cessare l'esecuzione della pena in condizioni contrarie al senso di umanità". 

Una presa di posizione ferma,  assunta quasi contestualmente alla riflessione del Presidente Napolitano, che si era spinto a considerare che "/…/ Il possibile accoglimento della questione [posta dai citati tribunali di sorveglianza, n.d.r.] da parte della Corte costituzionale avrebbe consistenti effetti sulla esecuzione delle condanne definitive a pene detentive.". Anche se il messaggio del Capo dello Stato aveva indicato tre strade "da percorrere congiuntamente":
1.  RIDURRE IL NUMERO COMPLESSIVO DI DETENUTI ATTRAVERSO INNOVAZIONI DI CARATTERE STRUTTURALE, quali i) l'introduzione di meccanismi di probation; ii) la previsione di pene limitative della libertà personale, ma non "carcerarie"; iii) la riduzione dell'area applicativa della custodia cautelare in carcere; iv) l'accrescimento dello sforzo diretto a far sì che i detenuti stranieri possano espiare la pena inflitta in Italia nei loro Paesi di origine; v) l'attenuazione degli effetti della recidiva quale presupposto ostativo per l'ammissione dei condannati alle misure alternative alla detenzione carceraria, tema su cui è intervenuto il dl n. 78 (vedi il post del 9 luglio) convertito nella legge n. 94 del 2013; vi) una decisiva depenalizzazione dei reati  "per i quali la previsione di una sanzione diversa da quella penale può avere una efficacia di prevenzione generale non minore";
2.  AUMENTARE LA CAPIENZA COMPLESSIVA DEGLI ISTITUTI PENITENZIARI, argomento sul quale pure ha inciso il dl n. 78;
3.  CONSIDERARE L'ESIGENZA DI RIMEDI STRAORDINARI: indulto e amnistia.

Il dibattito politico si è acceso soprattutto su tale ultima indicazione, ma a questo punto il contenuto del comunicato stampa rivolto al Parlamento dalla Corte Costituzionale induce a una riflessione severa, capace di stringere su un fare che ancora non si palesa, come in più occasioni denunciato da Giovanna di Rosa, componente del Consiglio Superiore della Magistratura e magistrato di sorveglianza presso il tribunale di sorveglianza di Milano, anche da ultimo, nell'intervento rivolto al Plenum tenutosi subito dopo il messaggio del Presidente Napolitano.

Per scaricare:
il messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica, clicca qui
il comunicato stampa della Corte Costituzionale, clicca qui
il testo dell'intervento del Consigliere Giovanna Di Rosa, rivolto al Plenum del CSM nella seduta del 9 ottobre 2013, clicca qui
Per leggere l'intervista di Giovanna di Rosa a TEMPI, clicca qui


1 commento:

  1. Il post è stato aggiornato con il rinvio al link dell'intervista rilasciata da Giovanna Di Rosa a TEMPI subito dopo il Plenum del 9 ottobre 2013.

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