martedì 26 febbraio 2013

UNO SGUARDO DI GENERE SULLE PROFESSIONI


Annunciato su IO DONNA, il 1° marzo si terrà nell'Aula Magna del Palazzo di Giustizia di Milano il convegno, "Uno sguardo di genere sulle professioni" 1963-2013, per celebrare il 50° compleanno della Legge 9 febbraio 1963 n. 66, la Legge che ammise la donna  ai pubblici uffici e alle professioni e che consentì lo svolgimento del primo concorso, all'esito del quale furono nominate le prime otto donne magistrato. 
Il convegno sarà coordinato da Giovanna Di Rosa, componente CSM, che ha fortemente voluto questa occasione di incontro "per riflettere su quanto resta fa fare".


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           UNICOST                                                                           
Unità per la Costituzione                                                                                            Ordine degli Avvocati
     Distretto di Milano                                                                                                              di Milano


Con il Patrocinio dell'Ordine degli Avvocati di Milano

"UNO SGUARDO DI GENERE SULLE PROFESSIONI"
1963-2013

Nel cinquantenario dall'entrata in vigore della legge che ha consentito l'accesso delle donne in tutte le cariche, professioni ed impieghi pubblici, compresa la magistratura, in prossimità della ricorrenza dell'8 marzo, giornata della donna, abbiamo organizzato un incontro, aperto a tutti sulla questione di genere nel lavoro e nella società. 

L'incontro è fissato per il
1 marzo 2013 alle ore 15.00 
Aula Magna del Palazzo di Giustizia di Milano

Saluti di 
Giovanni Canzio
Presidente  della Corte d'Appello di Milano
Paolo Giuggioli 
Presidente Ordine Avvocati di Milano 

Introduce 
Livia Pomodoro 
Presidente del Tribunale di Milano 

Prima sessione: ore 15,30 - 16.45

Donna e professione 

Giuseppina Casella
Componente del CSM 
Paola Cavallero 
Direttore Generale Nokia Italia
Cristina Marzagalli 
Giudice, Componente della Giunta dell'Associazione Nazionale Magistrati 
Silvia Carozzo
Dirigente della Squadra Mobile della Questura di Varese 
Manuela Federico
Comandante del Carcere di Milano San Vittore 



Seconda sessione: ore 16,45 - 18

Discriminazione e diritti 

Bianca Beccalli
Professore di ricerca di sociologia del Lavoro e delle Pari Opportunità
Università degli Studi di Milano 
Angela Scalise
Giudice, Componente del Consiglio Giudiziario di Milano 
Angela Ianni Palarchio
Prof.ssa S.C. Endocrinologia, Diabetologia e metabolismo
Università degli Studi di Torino
Ilaria Perinu
Sostituto Procuratore della Repubblica
Aderente a Rete Armida 



Terza sessione: ore 18,00 - 19,00


Donna e solidarietà 

Il laboratorio di sartoria della Cooperativa Alice, che opera presso le carceri di Milano-San Vittore e di Bollate ed è capofila del Progetto SIGILLO, prima agenzia nazionale di coordinamento di donne detenute, nell'esperienza di Luisa Della Morte, Presidente della Cooperativa che opera nel sociale.

Al termine verrà offerto un rinfresco a cura della scuola di cucina presso l'I.C.A.M.( Istituto a custodia attenuata presso il carcere delle mamme - Casa Circondariale di Milano)

Coordina
Giovanna Di Rosa
Componente del CSM


La partecipazione al convegno attribuisce n. 3 crediti formativi agli avvocati, a cui a tal fine sono riservati n. 350 posti; le iscrizioni dovranno avvenire attraverso il sistema RICONOSCO.



domenica 24 febbraio 2013

IL NUOVO REDDITOMETRO LEDE DIRITTI FONDAMENTALI DELLA PERSONALITA’ ?

L' ordinanza  del Giudice del Tribunale di Napoli - Sezione Distaccata di Pozzuoli, dott. Antonio Lepre, è stata emessa per decidere sulla richiesta avanzata in via cautelare da un contribuente di inibire alla Agenzia delle Entrate di controllare, analizzare e archiviare le proprie spese in applicazione del decreto ministeriale 24.12.2012 n. 65648 in quanto, vista l'ampiezza dei dati previsti da detto decreto, l'Agenzia "verrebbe a conoscenza di ogni singolo aspetto della propria vita quotidiana, ledendo non già la sola riservatezza ma la stessa libertà individuale come potenzialità di autodeterminazione;" e, "in particolare, l'assenza di limiti di tempo consentirebbe alla Agenzia di costituire un archivio definitivo e periodicamente aggiornato di ogni singola scelta del contribuente".

Ritenuto che si vertesse in materia di diritti fondamentali della personalità, per la quale v'è la competenza della giurisdizione ordinaria, nell'accogliere l'istanza del contribuente, il Giudice afferma che il citato decreto ministeriale "deve considerarsi radicalmente nullo" e quindi, sotto il profilo dell' efficacia, giuridicamente inesistente, mancando il presupposto - pur previsto dalla normativa vigente (art. 38 d.p.r. 29 settembre 1973, n. 600) - in base al quale l'Agenzia delle Entrate potrebbe eseguire gli accertamenti sintetici mercé il c.d. redditometro.

Nel caso sottoposto al suo vaglio, il Giudice ha quindi ordinato all'Agenzia delle Entrate:
-   di non "intraprendere" nei confronti del ricorrente "alcuna ricognizione, archiviazione, o comunque attività di conoscenza e utilizzo dei dati" finalizzati alla determinazione sintetica del reddito complessivo del contribuente "e di cessare, ove iniziata, ogni attività di accesso, analisi, raccolta dati di ogni genere relativi alla posizione del ricorrente";
-   di "comunicare formalmente al ricorrente se è in atto un'attività di raccolta dati nei suoi confronti ai fini dell'applicazione  del redditometro e, in caso positivo, di distruggere tutti i relativi archivi previa specifica informazione a parte ricorrente".

La questione sottesa alla decisione del Giudice di Pozzuoli si riferisce al nuovo redditometro previsto dal citato D.M., che ha individuato il contenuto induttivo degli elementi indicativi di capacità contributiva (cioè la spesa sostenuta dal contribuente per il proprio mantenimento e per l'acquisizione di beni e servizi) sulla base del quale può essere fondata la determinazione sintetica del reddito complessivo delle persone fisiche.

La normativa vigente (art. 38 d.p.r. 29 settembre 1973, n. 600) - si argomenta nell'ordinanza - consente all'Agenzia delle Entrate di "determinare sinteticamente il reddito complessivo del contribuente" e stabilisce che "la determinazione sintetica" possa essere fondata "sul contenuto induttivo di elementi indicativi di capacità contributiva individuato mediante l'analisi di campioni significativi di contribuenti, differenziati anche in funzione del nucleo familiare e dell'area territoriale di appartenenza, con decreto del Ministero dell'Economia e delle Finanze da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale con periodicità biennale. In tal caso è fatta salva per il contribuente la prova contraria di cui al quarto comma" (del citato art. 38).

La norma che attribuisce il potere al Ministro dell'Economia e delle Finanze pone dunque quattro presupposti, e cioè:
i)   che sia sempre concessa la prova liberatoria in capo al contribuente;
ii)  che possa essere considerata qualsiasi spesa;
iii) che i campioni significativi riguardino specificamente i "contribuenti";
iv) che tali contribuenti vadano tra loro differenziati "anche" in funzione del nucleo familiare e dell'area territoriale di appartenenza.

Sennonché, esaminato il contenuto del D.M. 24.12.2012, il Giudice di Pozzuoli ritiene che detto provvedimento non sia soltanto illegittimo, ma – come anticipato –  "radicalmente nullo /…/ per carenza di potere e difetto assoluto di attribuzione in quanto emanato del tutto al di fuori del perimetro disegnato dalla normativa primaria [art. 38 cit., n.d.r.] e dei suoi presupposti e al di fuori della legalità costituzionale e comunitaria, atteso che il c.d. redditometro utilizza categorie concettuali ed elaborazioni non previste dalla norma attributiva, che richiede la identificazione di categorie di contribuenti, laddove /…/ il d.m. non individua tali categorie ma altro, sottoponendo indirettamente – visto l'ampiezza dei controlli e il riferimento ai nuclei familiari – a controllo anche le spese riferibili a soggetti diversi dal contribuente e per il solo fatto di essere appartenenti al medesimo nucleo familiare (si pensi all'acquisto di un medicinale per il congiunto malato oppure del libro di lettura)".

Pur rinviando alla lettura integrale delle nove pagine dell'ordinanza, può rivestire interesse indicare i punti sui quali il Giudice di Pozzuoli si è soffermato, rilevando in particolare che il D.M. in questione:

-  non fa alcuna differenziazione tra gruppi di "contribuenti"  come imposto dall'art. 38 cit. e dall'art. 53 della Costituzione, "bensì del tutto autonomamente opera una differenziazione di tipologie familiari suddivise per cinque aree geografiche, ricollocando, quindi, all'interno di ciascuna delle tipologie figure di contribuenti del tutto differenti tra loro (l'operaio, l'impiegato, il funzionario, il dirigente, chi ha avuto periodi di disoccupazione alternati a periodi di forti guadagni etc etc)";

- utilizza come parametro per determinare le spese medie delle famiglie, quelle di cui al Programma statistico nazionale predisposto ai sensi dell'art. 13 d.lgs 6.9.1989, n. 322: "si utilizza, cioè, l'attività dell'ISTAT che nulla ha a che vedere con la specificità della materia tributaria che deve indirizzare la sua indagine alla ricostruzione specifica di individualizzati profili di contribuenti e non già alla ricostruzione di macrocategorie funzionali ad analisi macroeconomiche e sociologiche che proprio per questo sono del tutto eterogenee rispetto al concetto di contribuente";

-  viola gli artt.  2 e 13 della Costituzione, nonché 1, 7 e 8 della Carta dei diritti fondamentali della UE, nonché il citato art. 38 "poiché prevede la raccolta e la conservazione non già di questa o quella voce di spesa diverse tra loro per genere /…/ ma /…/ di tutte le spese poste in essere dal soggetto" (anzi, dalla famiglia), "che viene, quindi, definitivamente privato del diritto di avere una vita privata, di poter gestire autonomamente il proprio denaro e le proprie risorse, ad essere quindi libero nelle proprie determinazioni senza dover essere sottoposto all'invadenza del potere esecutivo e senza dover dare spiegazioni dell'utilizzo della propria autonomia e senza dover subire intrusioni anche su aspetti delicatissimi della vita privata quali quelli relativi alla spesa farmaceutica, al mantenimento e all'educazione impartita alla prole e alla propria vita sessuale; soppressione definitiva di ogni privatezza e dignità riguardante, peraltro, non solo il singolo contribuente ma in realtà tutti i componenti di quel nucleo familiare";

-  conferisce all'Agenzia delle Entrate un potere che va manifestamente oltre quello della ispezione fiscale, astrattamente consentito dall'art. 14, 3° comma, della Costituzione;

-  viola il diritto di difesa ex art. 24 e il principio di ragionevolezza ex art. 3 della Carta costituzionale e il citato art. 38, "in quanto rende impossibile fornire la prova di aver speso di meno di quanto risultante dalle predette medie Istat: ed, infatti, non si vede come si possa provare ciò che non si è fatto, ciò che non si è comprato";

-  "accomuna situazioni territoriali differenti in quanto altro è la grande metropoli altro è il piccolo centro e altro ancora è vivere in questo o quel quartiere";

-   viola i principi di uguaglianza, ragionevolezza e proporzionalità senza essere "strumento idoneo a raggiungere in modo adeguato i prefissi obiettivi di repressione dell'evasione fiscale, pur sacrificando del tutto /…/ il diritto alla dignità, all'autodeterminazione e alla privatezza della propria vita individuale, associativa, culturale e relazionale non solo del singolo contribuente ma di tutto il suo nucleo familiare; ed, infatti, lo strumento induttivo è tanto più severo quanto più il presunto evasore è economicamente meno robusto: al soggetto /…/ meno abbiente di imperio si impone fittiziamente una spesa anche maggiore di quella reale presumendo, quindi un'evasione fiscale in caso di acquisto di taluni beni di valore eccedente il range di tolleranza; il contribuente (rectius: il nucleo familiare) più economicamente benestante, invece, ne trae beneficio, in quanto sarà sufficiente evitare di acquistare la merce con sistemi tracciabili telematicamente e potrà, quindi, spendere nella realtà molto di più di quanto, invece, in assenza di costi tracciabili, gli sarà presuntivamente imputato: in definitiva, più è benestante l'evasore potenziale, più è agevolato nel sottrarsi a tale controllo ";

-   accentua le predette discriminazioni (fra contribuente meno abbiente e contribuente benestante), "anche in considerazione della insufficiente differenziazione geografica effettuata";

-  si pone in contrasto con l'art. 47 della Costituzione secondo cui la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme, posto che, "per come impostato il c.d. redditometro, sarà considerato lecito esclusivamente il risparmio compatibile con tali criteri di spesa del tutto astratti e avulsi dalla realtà, in quanto scontano il fatto di aver mutuato elaborazioni statistiche nate per tutt'altri fini";

-  "è in contrasto coi principi fondamentali di imparzialità, buon andamento dell'amministrazione, nonché con i conseguenti corollari di cui alla legge n. 241/1990 dei principi di leale collaborazione procedimentale volta ad assicurare uno scambio di informazioni in una logica non di antitesi ma collaborativa, in quanto il diritto al contraddittorio assicurato al contribuente è in gran parte svuotato di effettività", considerato che:
i) "si è in presenza di un procedimento di tipo eminentemente inquisitorio e sanzionatorio";
ii) "i soggetti a confronto (contribuente e Agenzia) si trovano in posizione di fortissima asimmetria";
iii) "la Agenzia si trova in situazione di oggettivo conflitto di interessi, poiché essa è normalmente vincolata al raggiungimento di obiettivi e risultati, sicché ha filologicamente interesse alla conferma della propria ipotesi, anche in ragione della sua partecipazione alla società di riscossione";
iv) "proprio in ragione di ciò, cioè della filologica previsione di obiettivi di evasione da recuperare, è evidente che l'accertamento presuntivo mercé il c.d. redditometro poiché non più ancorato – come nella vecchia disciplina – a dati certi /…/ porta seco il rischio che l'Agenzia delle entrate, anziché intensificare i controlli sulla realtà ai fini della ricostruzione reale dei redditi, tenda invece a privilegiare l'accertamento mercé il redditometro: strumento meramente burocratico, meno dispendioso /…/ e soprattutto strutturato in modo da rendere non sempre praticabile un reale ed efficace contraddittorio, tanto da escludere /…/  per certi aspetti e in una certa misura, la stessa possibilità di una prova liberatoria";

-  "pone in evidente pericolo l'integrità morale della sfera privata nella sua completezza con potenzialità pregiudizievoli irreparabili e imprevedibili nelle loro evidenti proiezioni in danno della dignità umana e della relativa libertà e vita privata".


giovedì 21 febbraio 2013

IL ROTARY CLUB PER SAN VITTORE

Dall'avvocato Andrea Del Corno del Rotary Club Milano Sud riceviamo e pubblichiamo:
Il Club di Milano Sud e quello di Milano Sud Ovest hanno partecipato alla breve conferenza, tenutasi il 18 febbraio a Palazzo Bocconi, per esporre - come illustrato dall'avvocato Andrea Del Corno - i contenuti del progetto promosso dal Comune di Milano sul kit di primo ingresso al carcere di San Vittore e le modalità con le quali il Rotary contribuisce al finanziamento.
E' stata un'occasione importante, la prima, che ha segnato il patto stretto dal Rotary con l'ente territoriale e con San Vittore, il carcere cittadino - come ha ben spiegato la direttrice, dottoressa Gloria Manzelli - dove si registrano fino a 6.000 ingressi all'anno, perché qui, di norma, vengono accolti tutti gli arrestati di Milano e provincia.  Non a caso la direttrice ha adottato il termine "accoglienza", posto che il fine perseguito è di ricevere al meglio delle possibilità date tutti coloro che entrano, nonostante le drammatiche condizioni in cui versano le carceri italiane, nessuna esclusa.
Il kit di primo ingresso è dunque un piccolo grande segno di rispetto per coloro che debbono essere chiusi in una ridotta e affollata cella e sono totalmente privi di assistenza, anche per le cose più semplici, come un paio di ciabatte, un asciugamano, uno spazzolino da denti, un cambio di biancheria.
La dottoressa Maria Grazia Guida, vicesindaco fino a poche settimane fa, ha richiamato l'attenzione sull'importanza delle iniziative territoriali e sulla collaborazione fra enti pubblici e privati, ambedue indispensabili per cercare di affrontare con efficacia e umanità la realtà della detenzione a Milano.
La dottoressa Ornella Vilella del servizio CELAV del Comune, dal quale nasce l'idea del kit di primo ingresso, ha illustrato la primaria attività dell'ente, tesa al reperimento di occasioni di lavoro e occupazione per quanti vivono in condizioni di svantaggio sociale, come gli ex detenuti.
La dottoressa Mariolina Panasiti, Magistrato di Sorveglianza presso il Tribunale di Sorveglianza di Milano, ha approfondito l'aspetto più tecnico, sul sistema sanzionatorio penale previsto dal nostro ordinamento sia nella fase cautelare sia in quella dell'esecuzione, esponendo le possibilità di adottare in concreto le misure alternative alla detenzione, anche tenuto conto della recente pronuncia della Corte di Strasburgo.
La senatrice Barbara Contini, che ha fatto parte della Commissione dei diritti umani in Senato, ha rappresentato la situazione delle carceri in Italia e all'estero, così come riscontrata nelle visite effettuate in plurime strutture carcerarie italiane e straniere.  


mercoledì 20 febbraio 2013

CARCERI A NUMERO CHIUSO?

Siamo all'indomani di un convegno, quello tenutosi a Padova, nel corso del quale il Ministro Severino ha annunciato il rifinanziamento della Legge Smuraglia (vedi post 19 febbraio).
Pochi giorni fa il Presidente Napolitano ha visitato il carcere di San Vittore, richiamando così l'attenzione di tutti sulla realtà carceraria (vedi post 7 febbraio), dopo che la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha condannato l'Italia per il trattamento inumano e degradante riservato ai detenuti nel nostro paese (vedi post 14 gennaio).

Ieri il Corriere della Sera ha dato notizia che un Tribunale di Sorveglianza ha chiesto alla Corte Costituzionale di pronunciarsi affinché sia data facoltà ai giudici di sospendere e rinviare l'esecuzione della pena di un detenuto non soltanto quando essa potrebbe determinare una "grave infermità fisica", ma anche nei casi in cui verrebbe scontata in condizioni intollerabili di sovraffollamento.

Si tratta del Tribunale di Sorveglianza di Venezia, che ha sollevato la questione di legittimità costituzionale dell'art. 147 c.p. nella parte in cui non prevede il rinvio dell'esecuzione della pena quando quest'ultima debba avvenire in condizioni contrarie al principio di umanità come sancito dagli artt. 27 e 117 della Carta Costituzionale, oltreché dall'art. 3 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo (divieto di trattamenti disumani e degradanti).

Tenuto conto della crucialità del tema, auspicando di poter contribuire a diffondere dialogo e confronto su di esso, PalaGius pubblica l' ordinanza emessa il 13 febbraio 2013 dal Tribunale di Sorveglianza di Venezia.
  

martedì 19 febbraio 2013

LAVORO - CARCERE - GIUSTIZIA - IMPRESE


Il Consorzio sociale Rebus è stato fra gli organizzatori del convegno padovano

LAVORO - CARCERE - GIUSTIZIA - IMPRESE

tenutosi il  15 febbraio 2013 (vedi post 11 febbraio) e nel corso del quale il Ministro Severino ha annunciato che il Consiglio dei Ministri ha deliberato il rifinanziamento della Legge Smuraglia per il lavoro penitenziario.

Dal Consorzio riceviamo e pubblichiamo la  rassegna stampa dell'evento e la segnalazione dei servizi andati in onda al riguardo sul GR1 di RadioRai e al TG3.

PalaGius completa così l'informazione su questa importante occasione di incontro, scambio e confronto, auspicando di poter dar voce ad altre iniziative che richiamino l'attenzione sul tema della detenzione coniugato a quello del lavoro.

domenica 17 febbraio 2013

LAVORO e CARCERE: il Convegno a Padova del 15 febbraio 2013

Da Giovanna Di Rosa, componente del CSM presente al Convegno (vedi post 11 febbraio 2013), riceviamo e pubblichiamo:


Il Convegno padovano si è svolto in un clima di festoso consenso sul risultato raggiunto la mattina del 14, a seguito dell'approvazione dello schema di decreto che destina al finanziamento della Legge Smuraglia 16 milioni di euro, facenti parte del fondo di legge per la stabilità.

Il Ministro Severino ha annunciato personalmente questa importante novità e ha illustrato il senso del ragionamento istituzionale di solidarietà sociale, che determina la doverosità di questi interventi.
Si tratta di una spesa destinata a favorire il lavoro dei detenuti, posto che la Legge Smuraglia, introdotta nel 2000, stabilisce agevolazioni fiscali e sgravi contributivi per le aziende che assumono detenuti.

Il percorso seguito è stato difficile, perché il decreto emesso alla vigilia di Natale scorso aveva completamente eliminato tale finanziamento, creando un forte sgomento nel mondo penitenziario, e suscitando ovviamente richieste di ripristino della provvista, soprattutto da parte di tante cooperative sociali, enti e istituzioni.
Su questo ripristino, mi ero pronunciata anch'io nel Plenum pre-natalizio, in cui l'eliminazione dei fondi ha pesato in modo stridente sul generale clima di festa, considerata la già drammatica situazione all'interno delle carceri. E pensando non soltanto ai detenuti, ma anche alle loro famiglie, che dal lavoro traggono fonte di sostegno.

I rappresentanti dell'imprenditoria intervenuti hanno sottolineato come la cultura della responsabilità sociale nell'impresa sia un valore etico fondante l'impresa stessa.

E' stato inoltre da più parti sottolineato come occorra far nascere una cultura della pena connessa alla cultura dei diritti e della riconciliazione.

Per parte mia, ho evidenziato che la magistratura deve fare la sua parte con una presenza attiva, segnalando la necessità del lavoro come strumento del trattamento e indispensabile passaggio per la concessione di un maggior numero di misure alternative. Credo infatti che la strada da seguire immediatamente sia il maggiore ricorso possibile alle misure alternative esistenti, con tutti gli strumenti che il sistema processuale mette a disposizione.

martedì 12 febbraio 2013

IL ROTARY CLUB E IL CARCERE

Il Rotary Club Milano Sud partecipa al finanziamento dell' iniziativa promossa dal Comune di Milano (CELAV) dedicata all'acquisto di un kit di primo ingresso destinato a chi accede a San Vittore senza poter contare su alcun supporto assistenziale, sociale, familiare: ne abbiamo dato conto nel post del 29 dicembre 2012.
Lo stesso Club organizza, insieme a quello di Milano Sud Ovest,
alle ore 19.00 di lunedì 18 febbraio 2013, presso il Circolo della Stampa di Milano – C.so Venezia 48, Palazzo Bocconi, una breve conferenza sul tema
"Rotary, un progetto per il carcere di Milano San Vittore"
Il Rotary intende contribuire a creare una maggiore sensibilizzazione della società sulla questione delle carceri, testimoniando un intervento diretto in collaborazione con l'Ente Comunale.
Interverranno:
Senatrice Barbara Contini, Maria Grazia Guida (vice Sindaco del comune di Milano sino a gennaio 2013, candidata alla Camera), Gloria Manzelli (direttore del Carcere di Milano San Vittore), Mariolina Panasiti (magistrato di sorveglianza presso il Tribunale di Sorveglianza di Milano), Ornella Villella (responsabile del servizio CELAV del Comune di Milano).
Per partecipare, contattare l'avv. Andrea Del Corno al seguente indirizzo mail: segreteria@dl3.it




lunedì 11 febbraio 2013

LAVORO e CARCERE: un convegno a Padova il 15 febbraio 2013

Un'occasione d'incontro, scambio e confronto all'insegna del FARE SUBITO, come auspicato nel Manifesto pubblicato su questo blog il 14 gennaio 2013: (non più nell'Aula Magna dell'Università di Padova, alle ore 17.30 di giovedì 14 febbraio, ma) al Centro Congressi Padova A. Luciani di via Forcellini 170/a, alle ore 17.30 di venerdì 15 febbraio  si terrà il convegno - organizzato dal Ministero della Giustizia, Confindustria Padova, Università di Padova e Consorzio sociale Rebus, e appositamente voluto dal Ministro Severino - su
LAVORO - CARCERE - GIUSTIZIA - IMPRESE
Il tema ruota intorno al rifinanziamento della c.d. Legge Smuraglia e alla possibilità di incrementare le misure di sostegno già introdotte (riduzione della contribuzione INPS e/o crediti d'imposta) per le imprese pubbliche e private che organizzano attività produttive con l'impiego di detenuti internati o ammessi al lavoro esterno ai sensi dell'art. 21 dell'Ordinamento Penitenziario.
Oltre ai saluti di Giuseppe Zaccaria (Magnifico Rettore dell'Università di Padova), Flavio Zandonato (sindaco di Padova), Giovanna Di Rosa (componente del CSM), Giuseppe Guerini (portavoce Alleanza Cooperative Italiane – settore sociale), sono previsti gli interventi di Massimo Pavin  (presidente di Confidustria Padova), Piergiorgio Baita (presidente del Gruppo Mantovani), Cesare Pillon (amministratore delegato del Gruppo AcegasAps) e Antonio  Finotti (Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo).
Le conclusioni saranno tratte da Luciano Violante (presidente dell'Associazione Italiadecide) e dal Ministro della Giustizia, Paola Severino.
Il coordinamento è affidato al presidente del Consorzio sociale Rebus, Nicola Boscoletto.

Il CSM e la visita del Presidente Napolitano al carcere di San Vittore

Dalla dottoressa Giovanna Di Rosa, componente del Consiglio Superiore della Magistratura, riceviamo e pubblichiamo il discorso rivolto al Plenum a seguito della visita del Presidente Napolitano al carcere di San Vittore.


Ieri 6 febbraio ha avuto luogo la visita del Presidente della Repubblica al Carcere di San Vittore.
La struttura risale al 1879 ha una capienza regolamentare, con i 6 raggi tutti aperti, di 600 detenuti ed effettiva, con due raggi chiusi, di 1700 detenuti.
Il Presidente ha visitato il 6° Reparto mentre i detenuti erano silenziosi e attenti, in un clima di commozione generale.
Il Reparto visitato contiene celle piccolissime (mq 4.23x2.28) con tre piani di letti a castello, fino al soffitto, con 6 detenuti per cella. I letti impediscono che si aprano le finestre. Oltre ai letti non vi è spazio per muoversi, eppure i detenuti stanno chiusi in cella quasi tutto il giorno.
Il Presidente ha ricordato il suo impegno in tutti i momenti istituzionali del suo mandato sulla tematica del sovraffollamento carcerario e ha voluto ricordare nel suo discorso che questa iniziativa è stata da me assunta, perché visitasse proprio San Vittore quale realtà esemplificativa di tutti i drammi del carcere (donne madri con bambini, persone ammalate, ricoverate presso il Centro Clinico, tossicodipendenti, e malati psichiatrici).
Ringrazio il Procuratore Generale Ciani, che mi ha sostenuto in questa richiesta al Presidente della  Repubblica e il Presidente Vietti per averla successivamente condivisa.
Ogni momento della visita è stata l'occasione per ribadire la tragicità della situazione che circondava i presenti.
Ho utilizzato personalmente ogni occasione del mio mandato consiliare e ritengo che il Consiglio possa approfittare di tutte le occasioni possibili perché questo drammatico tema, che grava sulla responsabilità e sulle spalle di tutti i magistrati, sia costantemente attenzionato e condiviso in tutte le pratiche di nostra competenza, non solo con parole, ma con fatti e decisioni.
Questa importantissima occasione ci può preparare per il Plenum straordinario sul carcere con la Presenza del Presidente della Repubblica di cui confido e chiedo venga fissata al più presto la convocazione.

Giovanna Di Rosa




giovedì 7 febbraio 2013

IL PRESIDENTE NAPOLITANO A SAN VITTORE

Il Presidente della Repubblica ha visitato ieri le carceri di San Vittore raccogliendo l'invito rivoltogli dalla dottoressa Giovanna Di Rosa, componente del CSM.



domenica 3 febbraio 2013

BILANCI SOCIALI E CONFRONTO

In un recente articolo apparso sul Corriere della Sera, nel riprendere la notizia che il Tribunale di Milano ha pubblicato il proprio "bilancio sociale" , Roger Abravanel  afferma che nel bilancio manca una "informazione chiave" : "la durata media dei processi".  
In verità,  l' "informazione chiave"  è chiaramente esposta, pure con l'ausilio di grafici e tabelle*.
Non è tuttavia la smentita che qui interessa.
Il punto è che il "bilancio sociale" non è solo una "lodevole iniziativa" , come sostiene Abravanel, ma anche, se non soprattutto, un potente mezzo di confronto fra Tribunali e una preziosa fonte di dati, notizie e informazioni che, finalmente, varcano le soglie del singolo Palazzo di Giustizia per offrirsi alla pubblica opinione.
Non a caso, forse, l'anonimo commentatore del post precedente (20 gennaio) ha tanto apprezzato l'annuncio della prossima creazione di un comitato esterno che monitori e giudichi il lavoro svolto all'interno del Tribunale.  
La Presidente Pomodoro ha lanciato un vero messaggio di apertura, il segnale che il Palazzo di Giustizia apre le sue porte e si mette in discussione di fronte a un pubblico che non è costituito soltanto dagli "operatori del diritto", ma da tutti i cittadini.
E difatti luogo di presentazione del "bilancio sociale" del Tribunale è stato Palazzo Marino, sede del Comune di Milano.
Il nuovo trend inaugurato dalla Presidente esprime una svolta, un cambio di passo dal quale il Governo, quello di oggi e quello di domani, non potrà prescindere, sempreché la redazione di "bilanci sociali" diventi prassi comune di tutti i Palazzi di Giustizia (e non solo).

* Cfr. i dati relativi agli ultimi 4 anni giudiziari, distinti per settore civile e penale, a p. 41 del bilancio di responsabilità sociale del Tribunale di Milano, scaricabile a questo link