sabato 29 dicembre 2012

SAN VITTORE: il Rotary Club Milano Sud partecipa a un'iniziativa del Comune

Una bella idea quella del Rotary Club MILANO SUD: partecipare al finanziamento dell'iniziativa promossa dal Comune di Milano (CELAV, Centro di Mediazione al lavoro del Comune di Milano) per l'acquisto dei kit di primo ingresso destinato a chi accede a San Vittore e non può contare su alcun supporto assistenziale, familiare o sociale.

Il kit di prima necessità ha un costo unitario di venti euro e comprende:
- biancheria intima
- ciabatte per doccia
- calze
- asciugamano
- spazzolino e dentifricio
- shampoo doccia
- fazzoletti di carta

Attualmente il progetto kit è finanziato dal Comune ed è fornito da una cooperativa sociale di tipo B (quelle che svolgono attività finalizzate al reinserimento nel lavoro di persone svantaggiate), che opera in convenzione, occupando detenuti per la realizzazione del prodotto finale, poi distribuito nel carcere di San Vittore. 

Tenendo presente che il CELAV ha consegnato circa 2500 kit nel corso del 2012, il Rotary Club Milano Sud si propone di mantenere  "uno stretto contatto con l'Ente comunale al fine di contribuire a finanziare l'iniziativa e dare notizia della stessa, così da tenere alto il livello di attenzione sulla popolazione carceraria", composta da persone che, a prescindere dagli esiti delle vicende giudiziarie che le riguardano, debbono "potersi rapportare con il mondo detentivo in modo adeguato". 

La partecipazione al finanziamento del progetto per l'acquisto del materiale, l'assemblaggio e la distribuzione del kit all'interno dell'istituto penitenziario è la via scelta dal Rotary Club Milano Sud per consentire a chi entra a San Vittore - e non ha possibilità, almeno sulle prime, di ricevere aiuto dall'esterno - di mantenere un rapporto umano e decoroso con le istituzioni in un momento difficile, come quello dell'ingresso in carcere.

La risoluzione del Club costituisce un'autentica novità perché pone il Rotary in prossimità di una realtà che non contempla interventi di carattere sociale, se non quelli propri di enti e figure istituzionali o religiose. 

"Perché l'iniziativa è rivolta specificamente a San Vittore?",  chiediamo al responsabile del progetto all'interno di Rotary Club Milano Sud, avvocato Andrea Del Corno, che ci risponde: "Perché è qui che vengono condotte le persone in stato di arresto ed è proprio a loro che è dedicato il nostro aiuto.".


sabato 1 dicembre 2012

OSSERVATORIO SICUREZZA LAVORO

E' stato costituito presso il Tribunale di Milano il primo Osservatorio sulla Sicurezza del lavoro (OSL), sulla base di un protocollo di intesa fra il Tribunale, l'INAIL Lombardia e il CPT (comitato paritetico territoriale dell'edilizia - sicurezza in edilizia).

Per quanto consta, è la prima volta che magistrati, tecnici, imprenditori e lavoratori studiano e analizzano questioni, interpretazioni, applicazioni e problematiche operative nella materia della sicurezza del lavoro dopo la riforma del testo unico (D.Lgs. 106/09, di riforma del D.Lgs. 81/08).

All'insegna dell'incontro, della comunicazione e del confronto tra voci e saperi diversi, l'OSL si occupa "di formazione e informazione, di elaborare e raccogliere le migliori esperienze applicative da portare all'attenzione dei datori di lavoro, delle imprese, dei responsabili della sicurezza, dei magistrati, dei lavoratori, delle parti sociali ed enti", raccoglie ed esamina "le decisioni dei Tribunali e Corti d'Italia nonché le principali sentenze della Cassazione".

Dal giugno 2010, l'OSL ha organizzato sei convegni su temi cruciali, come il quadro delle responsabilità a due anni dall'entrata in vigore del T.U. Sicurezza Lavoro (D.Lgs. 81/2008); la sicurezza del lavoro nei cantieri edili; il Decreto 231/2001 e la sicurezza del lavoro, con particolare riguardo alla responsabilità delle imprese; l'azione di regresso dell'INAIL; la sicurezza del lavoro nei cantieri edili; l'amianto.

Alla sezione "convegni" del sito dell'OSL si trovano atti e podcast scaricabili degli interventi svolti in ciascuna occasione.

PalaGius seguirà l'OSL e lo segnala ai propri visitatori.


sabato 24 novembre 2012

DAL DISTRETTO MILANESE: UN FILTRO DI AMMISSIBILITA' PER GLI APPELLI PENALI

In occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2012, il Presidente della Corte di Appello, dott. Giovanni Canzio, ha affermato che molto resta ancora da fare "per intervenire sull'efficienza della complessiva struttura giudiziaria nel settore penale della Corte di Appello" e ha richiamato gli indirizzi della Circolare  del C.S.M. relativa alla predisposizione delle tabelle per il triennio 2012-2014, facendo specifico riferimento al paragrafo 34.3 e ai "benefici effetti conseguenti alla preliminare selezione delle impugnazioni, ai fini dell'eventuale immediata declaratoria di inammissibilità dell'impugnazione a norma dell'art. 591 c.p.p.".

I Presidenti di Sezione sono stati pertanto sollecitati a instaurare il c.d. vaglio preliminare di ammissibilità degli appelli, suscitando - come prevedibile - le vivaci reazioni dell'avvocatura.

La Camera Penale di Milano ha richiamato l'attenzione sulla nuova prassi, organizzando il 16 luglio 2012 un convegno sul tema "L'inammissibilità dell'appello: la redazione e la valutazione dei motivi tra norma e prassi", al quale è stato chiamato a moderare l'avv. Salvatore Scuto (Presidente della Camera Penale di Milano), a introdurre l'argomento il dott. Giovanni Canzio (Presidente della Corte di Appello di Milano), e a intervenire il dott. Luigi Domenico Cerqua (Presidente della V sezione della Corte di Appello di Milano) insieme all' avv. prof. Emanuele Fragasso jr (Professore di Procedura Penale dell'Università degli studi di Padova).

Una relazione del convegno è stata curata dalla dott.ssa Annamaria Appiani per la Camera Penale di Como e Lecco, nella quale si trovano espressi anche gli interrogativi sollevati dalla platea dei presenti, fra i quali: è legittima una pretesa di specificità (dei motivi di appello) a fronte di una sentenza di primo grado generica o carente in punto di motivazione? il vaglio preliminare di ammissibilità introdotto dalla Corte milanese persegue un mero intento deflattivo o realizza un filtro razionale a impugnazioni spesso strumentali (pur consentite de iure condito) e palesemente finalizzate al raggiungimento della prescrizione?

All'indomani del convegno, la Camera Penale di Monza ha costituito un osservatorio distrettuale sulle declaratorie di inammissibilità pronunciate dalla Corte milanese, invitando i propri delegati a raccogliere ogni materiale utile (sentenze di primo grado, appelli, ordinanze o sentenze dichiarative dell'inammissibilità dell'appello), reso disponibile a ogni interessato nella sezione "Osservatorio" del sito.

Dal 14 novembre 2012, vengono invece periodicamente pubblicate sul sito della Corte di Appello di Milano "alcune pronunce della Corte di Cassazione riguardanti ricorsi contro ordinanze della Corte di Appello di Milano, che hanno dichiarato inammissibili appelli per genericità dei motivi.".  

Dal 20 maggio 2013 sono disponibili sul sito della Corte di Appello di Milano tre gruppi di pronunce:
- sentenze di annullamento
sentenze declaratorie dell'inammissibilità o di rigetto
ordinanze

Dal 15 maggio 2014 è disponibile su PalaGius la pronuncia della Corte di Cassazione, sez. V, 29 gennaio 2014 (7 maggio 2014) n. 18853/14 (vd. post del 15 maggio 2014).

PalaGius continuerà a monitorare l'andamento della nuova prassi del distretto milanese, ma chiunque può intervenire anche soltanto per aggiornare dati e segnalazioni sull'argomento.

Emanuela Strina, avvocato in Milano.

giovedì 20 settembre 2012

CAMBIO DI PASSO

La qualità del sistema legale e di quello educativo in Gran Bretagna sono stati decisivi perché un'importante società cinese decidesse di investire proprio in quel Paese ben due miliardi di dollari. E' questa la notizia riportata in un commento a un precedente post di questo blog, sulla quale "tutti noi italiani" siamo stati invitati a riflettere.
E' certo che per superare una situazione di crisi come quella che da tempo attanaglia ogni settore della vita economica occorre inventarsi una via. Ma ciò può accadere soltanto assumendo un punto di vista che abbia una certa distanza dal contingente, quella necessaria a vedere le cose sotto un'altra luce.
Oggi il campo della Giustizia italiana è attraversato da molte discussioni che riguardano importanti riforme, ognuna delle quali è chiamata a sciogliere nodi cruciali della vita del nostro Paese (pensiamo a quello della corruzione, una riforma "essenziale per la competitività del Paese" secondo il Ministro Severino, come registrava il Corriere della Sera del 10 settembre).
In questo contesto, i sondaggi pensati e proposti dall'Ordine degli Avvocati di Milano sul funzionamento degli uffici giudiziari e sugli aspetti della professione intrapresa da giovani avvocati (vedi post del 16 settembre) sembrano segnare il cambio di passo necessario, non dettato da logiche prettamente interne all'avvocatura, verso una maggior conoscenza e consapevolezza del mondo giudiziario e delle problematiche che lo coinvolgono.
Gli esiti dei sondaggi - che, come assicura l'Ordine milanese, saranno ampiamente diffusi - forniranno una chiave di lettura preziosa, perché fondata su dati che non provengono dal Ministero, ma da chi opera e accede quotidianamente al settore giustizia, dai quali potranno trarsi considerazioni e soluzioni più immediate, su cui aprire un formidabile confronto, che potrebbe, questo sì, gettar nuova luce sulle molte questioni sul tappeto.
In tal senso, sarebbe auspicabile - e mi piace lanciare l'idea da questo blog - che tutti gli Ordini forensi seguissero l'esempio di quello milanese al fine di creare una tavola rotonda, ampia quanto variegata, all'insegna di un new deal per un approccio finalmente condiviso e plurale ai temi che riguardano da molto vicino ciò che accade all'interno dei Palazzi di Giustizia.

Emanuela Strina, avvocato in Milano

domenica 16 settembre 2012

ACCADE A MILANO

L'Ordine degli Avvocati di Milano ha promosso due sondaggi "in un'ottica di costante miglioramento della qualità del servizio Giustizia offerto ai cittadini e con l'intento di fornire adeguato sostegno all'avvio della carriera professionale dei giovani professionisti".
Il primo sondaggio riguarda il funzionamento degli uffici giudiziari
Viene infatti lanciata la proposta a tutti gli iscritti milanesi di prestare il proprio contributo alla positiva collaborazione, invero da tempo avviata dall'Ordine, con le autorità giudiziarie milanesi, segnalando non solo disservizi riscontrati e disguidi subiti, ma anche esempi di eccellenza rilevati nel rapporto con gli uffici giudiziari.
La segnalazione include la possibilità di avanzare proposte e/o prospettare soluzioni e suggerimenti volti a rendere più rapido ed efficiente il servizio giudiziario.
Il secondo sondaggio riguarda i giovani avvocati che hanno intrapreso la professione. Mira a raccogliere richieste di assistenza e di consigli, segnalazioni  di problematiche e questioni proprie dell'avvio della carriera professionale sotto il profilo economico e amministrativo, esigenze di orientamento e indirizzo su argomenti di deontologia, previdenza, formazione e ogni altra tematica afferente la professione.
Si può partecipare a entrambe le indagini compilando il modulo all'uopo predisposto e reperibile sul sito internet dell'Ordine milanese.
E' promessa ampia diffusione dell'esito di entrambi i sondaggi. 

sabato 15 settembre 2012

LA REVISIONE DELLA GEOGRAFIA GIUDIZIARIA

Nel Supplemento Ordinario n. 185 alla Gazzetta Ufficiale del 12 settembre 2012 sono stati pubblicati i decreti legislativi del 7 settembre 2012 nn. 155 e 156 rispettivamente rubricati come "Nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero a norma dell'articolo 1, comma 2, della legge 14 settembre 2011, n. 148 (12G0177)" e "Revisione delle circoscrizioni giudiziarie - Uffici dei giudici di pace, a norma dell'articolo 1, comma 2, della legge 14 settembre 2011, n. 148 (12G0176)".
E' stata così sancita la riforma riguardante la riorganizzazione della distribuzione del territorio degli uffici giudiziari in attuazione della delega conferita con la legge per la stabilizzazione finanziaria n. 148 del 2011 del precedente Esecutivo.
Nel corso dell'audizione in commissione Giustizia della Camera sulla revisione della geografia giudiziaria, il ministro Severino ha spiegato che "Il governo ha operato per recuperare risorse. Si è lavorato per mesi. Ma si è cercato un punto di equilibrio per assicurare una adeguata copertura dell'amministrazione della giustizia sull'intero territorio.".
Il guardasigilli ha decisamente respinto il rimprovero di aver compiaciuto alcune istanze politiche, negando che le pressioni politiche abbiano rappresentato lo stimolo del provvedimento e ricordando che il parere espresso dalle commissioni parlamentari sui contenuti dei decreti legislativi non è vincolante per il governo.
Rispondendo ai deputati che avevano sollevato i casi dei Tribunali di Chiavari, Bassano del Grappa e Tolmezzo - dove le sedi sono state costruite di recente o non ancora inaugurate - e che hanno chiesto se la soppressione di questi uffici giudiziari non comportasse uno spreco di denaro pubblico, il ministro ha risposto "Mi chiedo perché il denaro è stato speso in quel modo per la costruzione di nuovi tribunali. Non voglio essere polemica. Ma sono andata a vedere quei tribunali e mi sono chiesta perché sono stati costruiti con quel dispendio di risorse, dal momento che i numeri dicevano che erano suffìcienti i tribunali già esistenti." (ASCA - Roma, 13 set.).
In un comunicato stampa del 12 settembre, il CNF ha dato conto di una riunione, tenutasi alla vigilia della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dei decreti legislativi di attuazione della delega relativa alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie, tra i rappresentanti del Consiglio Nazionale Forense e dell'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani per proporre un progetto di organizzazione del lavoro giudiziario e amministrativo, sia in termini di articolazione territoriale che nell'ambito del tribunale; "unica strada efficace, sono convinti CNF e ANCI, per superare i problemi dell'inefficienza, dei ritardi e dei costi della giustizia, al posto di un intervento di soppressione di uffici fatto sulla carta.".
"Il primo passo concreto che CNF e ANCI faranno è quello di definire un piano di risparmio, attraverso la razionalizzazione della spesa sostenuta dai Comuni per la giustizia, che produca una riduzione complessiva del 10% dei costi dell'intero comparto dei tribunali sub-provinciali e delle sezioni distaccate, superiore quindi alla riduzione di costi che il Governo punta a ottenere sopprimendo invece, con tagli lineari, molti uffici giudiziari. Tentativo che il Ministero della giustizia si è ben guardato dal fare, procedendo invece alla secca riduzione del 30% degli stanziamenti pubblici per il finanziamento degli uffici giudiziari."

PalaGius
[sull'iniziativa congiunta CNF e ANCI, cfr. post del 28 luglio]

martedì 4 settembre 2012

Avvocati così?

In Primo Piano, a pagina 6 del Corriere della Sera del 29 agosto, sotto il titolo "Le riforme e le resistenze delle lobby", nella scheda dedicata a "Le professioni", si legge: 
"Gli avvocati hanno avversato riforma delle professioni, mediazione, abolizione delle tariffe, taglio dei tribunali, ingresso di capitale esterno nelle società per professionisti". 
Si riconoscono davvero, gli avvocati, in queste parole?

domenica 26 agosto 2012

METTIAMO IN CIRCOLO LA PROTESTA

Il 23 agosto la provincia di Vicenza, il comitato per la salvaguardia del Tribunale e della Procura della Repubblica di Bassano del Grappa e il coordinamento delle categorie economiche del territorio hanno nuovamente occupato un'intera pagina del Corriere della Sera per diffondere la protesta contro la soppressione preannunciata nell'ultimo Consiglio dei Ministri prima della pausa ferragostana.
PalaGius, che aveva già raccolto la voce di questo Palazzo di Giustizia nel post del 2 agosto, ospiterà i messaggi di protesta contro la revisione della geografia giudiziaria, così come delineata dal Ministro Severino, con diritto di precedenza per quelli che provengono dai tribunali, dalle procure e dagli uffici del giudice di pace, di cui è stata confermata la chiusura.
La concentrazione in un unico spazio di commenti e interventi che riguardano il maggior numero di Palazzi di Giustizia - tutti comunque interessati dalla nuova organizzazione degli uffici giudiziari impressa dall'iniziativa ministeriale - consentirebbe infatti di conoscere e far conoscere le singole realtà non già isolatamente ma nel contesto globale, permettendo al contempo di individuare sprechi e disfunzioni che il nostro paese - se intende perseguire più efficienza - non può soltanto ridurre, ma deve eliminare.
PalaGius accoglierà e pubblicherà perciò i messaggi di tutti coloro che vorranno manifestare il loro pensiero al riguardo.

martedì 21 agosto 2012

EFFICIENZA E RISPARMIO?


La razionalizzazione della geografia giudiziaria decisa dall'ultimo Consiglio dei Ministri prima della sospensione ferragostana (soppressione di 31 tribunali e relative procure, 220 sezione distaccate e 667 uffici del giudice di pace) ha per obiettivo l'efficienza, come preannuncia Massimo Martinelli nel titolo in prima pagina del quotidiano romano IL MESSAGGERO di sabato 11 agosto. Che infatti l'Italia dei Tribunali sia un paese che viaggia a velocità diverse -prosegue Martinelli - sarebbe di dominio pubblico "anche all'estero" e il Ministro Severino ne sarebbe a conoscenza.
Ma l'operazione di taglio è sufficiente a perequare le situazioni di partenza dei Palazzi di Giustizia italiani, o non sarebbe pregiudiziale capire il perché delle "diverse velocità"?
Siamo sicuri che il livello di informatizzazione sia davvero omogeneo fra tribunali e uffici del giudice di pace?
No, secondo le voci sin qui raccolte da PalaGius. Dall'ufficio del Giudice di Pace di Albenga si dice infatti molto esplicitamente che "come tutti sappiamo, l'attuale funzionamento" dei servizi informatizzati "è precario, carente e disomogeneo" e "prima di arrivare alla soppressione indiscriminata e senza criterio di tutti questi uffici" si sarebbe dovuto procedere a "un'adeguata verifica della geografia giudiziaria ridistribuendo la competenza sul territorio e, solo dopo, verificare quali uffici avrebbero dovuto essere effettivamente soppressi". 
Ma queste - si conclude sconsolati da quello stesso ufficio - sono "considerazioni che avrebbe potuto fare un governo interessato al benessere del paese", mentre invece "i signori del governo, che vantano così tante lauree, non hanno nemmeno considerato che la giustizia, così come la scuola e la sanità, sono servizi pubblici irrinunciabili che non possono dare utili e pertanto, non possono essere gestiti come aziende. Con questa politica di soppressione altro non fanno che togliere un servizio dovuto ai cittadini.".
Del resto, è evidente che una giustizia che viaggia a diverse velocità non è Giustizia (come una mezza verità non è Verità).
Un'altra voce, quella di un funzionario di una sezione distaccata emiliana, rileva che "in questa rivoluzione-riforma delle circoscrizioni giudiziarie" non c'è stata "correttezza verso i dipendenti della Giustizia" che meriterebbero ben altra attenzione, come tiene a far sapere Angelo Perrone, Giudice del Tribunale di Pisa presso la sezione distaccata di Pontedera soprattutto perché sono loro, più di altri operatori del mondo giudiziario, ad avere il polso della situazione, ricordandoci che oltre alla giurisdizione c.d. contenziosa c'è quella Volontaria - che tratta tutele, curatele, amministrazioni di sostegno, successioni, giuramenti di perizie - che richiede un contatto diretto con gli uffici giudiziari (si pensi a quello con il Giudice Tutelare) sicché la prossimità - come oggi piace dire - gioca un ruolo essenziale, mentre l'informatizzazione e l'utilizzo di mezzi pubblici (ove esistenti) non risolvono il problema.
Il cancelliere della sezione distaccata di Merano ritiene che si tratti di "una riforma studiata a tavolino contro il paese, contro i cittadini, contro il buon senso e l'efficienza della pubblica amministrazione", che "rappresenta una vera e propria ingiustizia sostanziale", che non tiene conto della storica, quanto grave, carenza del personale amministrativo del dipartimento dell'organizzazione giudiziaria e, in particolare, dei 'cancellieri', che non si esita a qualificare "una razza in via di estinzione". In verità, dice lo stesso cancelliere, non si vuole "una giustizia funzionante", pure se tutti si lamentano della sua lentezza e si avvalgono dei richiami dell'Unione Europea unicamente per pensare di poter porre rimedio a inefficienza e carenza "senza personale e senza risorse economiche a favore del Ministero della Giustizia".   
Ma vi sono anche voci di segno contrario. Quella che proviene dalla sezione distaccata di Rodi Garganico (Tribunale di Lucera) plaude all'iniziativa ministeriale e spera che si giunga presto all'effettiva chiusura. E' inquietante e deve far riflettere assai, considerato che proprio dal circondario di Lucera è stata avviata una raccolta di firme contro la soppressione del Palazzo di Giustizia, presidio della lotta alla criminalità organizzata che ha radice in quella terra, come ha esposto preoccupato il Procuratore della Repubblica di quel Tribunale al telegiornale serale di rai due del 20 agosto, in vista del provvedimento definitivo che adotterà il Governo il prossimo 24 agosto.
Roger Abravanel, dalle pagine del Corriere della Sera del 13 agosto ha riportato l'osservazione di un autorevole partecipante a una tavola rotonda con il Ministro Severino: "senza una giustizia civile veloce perdiamo diversi punti di Pil e lo spread non scende".
L'attuale primo ministro Monti indica questa perdita in un punto percentuale (Corriere.it del 17 agosto): tanto, anzi tantissimo, soprattutto di questi tempi.
Un lettore del Corriere della Sera, Marcello Airaghi, posto di fronte alla chiusura "per ferie" dei "tribunali di ogni ordine e grado" che "hanno chiuso /.../ il primo agosto per riaprire il 15 settembre", osserva che "nessuna impresa potrebbe permettersi di chiudere i battenti per sei settimane esibendo al contempo arretrati da record e storiche carenze"  (da Lettere e Interventi in Corriere della Sera del 18 agosto).
Varrebbe davvero la pena "rendere trasparente la perfomance dei singoli tribunali" (R. Abravanel, cit.) così che l'informazione circoli inesorabilmente e funga da motore affinché siano promossi interventi più avveduti di quanto sia stato sin qui.
PalaGius

sabato 11 agosto 2012

CAOS E INGIUSTIZIA

Le parole pronunciate dal Ministro Severino all'esito dell'ultima seduta del Consiglio dei Ministri hanno inferto un duro colpo a chi coltivava ancora qualche speranza che la Giustizia potesse mantenere la lettera maiuscola.

La "riforma epocale" consisterebbe nella soppressione di 31 tribunali invece di 37, perché contro le mafie "il governo non intende arretrare, neanche sul piano simbolico", e nella soppressione di tutte le sezioni distaccate "nonostante le richieste di mantenimento di alcune di esse, poiché l'esperienza sin qui fatta dimostra che si tratta di un modello organizzativo precario e inefficiente sotto il profilo della produttività e della carenza di specializzazione, con un impiego di risorse spropositato rispetto alle esigenze", così è riportato nella notizia battuta da La Repubblica.it del 10 agosto.

No, proprio non ci siamo, Signor Ministro, altro che "riforma epocale", sarà Caos e Ingiustizia. Non ci sono dubbi.

Da parte governativa, si fa notare che i 6 tribunali "salvati" sono tutti dislocati in zone ad alto pericolo di infiltrazione mafiosa o di criminalità organizzata (Caltagirone e Sciacca in Sicilia; Castrovillari, Lamezia Terme e Paola in Calabria; Cassino nel Lazio). Ma che ne è del Tribunale  di Modica, fra quelli non salvati? All'indomani dell'annuncio sulla "riforma epocale", il Procuratore Capo di Modica, Francesco Puleio, rilasciava un'intervista in cui diceva a chiare lettere che se si fosse realizzato l'accorpamento con Ragusa "si registrerebbe un blocco della giustizia per almeno quattro anni. E sarebbe questo un vero regalo per la criminalità." (La Sicilia, 7 luglio).

Nella stessa intervista, il Procuratore Capo si chiedeva "se si è pensato di verificare, caso per caso, se l'ufficio accorpante avrà sufficiente dotazione di locali per ospitare una quindicina di nuovi magistrati. Per fare un esempio, il Tribunale di Ragusa (capoluogo di provincia) ha lo spazio per ospitare l'intero Tribunale di Modica? C'è qualche dirigente di ufficio giudiziario provinciale che ritenga di disporre di una dotazione immobiliare sufficiente ad ospitare un secondo tribunale?". E ancora il Procuratore Puleio osservava che: "la riforma determinerà un rallentamento della giustizia e non solo per le intuibili difficoltà connesse al trasferimento, armi e bagagli, alla nuova e ancora sconosciuta allocazione. Si verificherà un depauperamento delle garanzie non solo per i territori degli uffici soppressi, ma anche per quelli accorpanti. In poche parole, la legge non prevede, allo stato attuale, una nuova dimensione degli uffici giudiziari, ma un taglio di personale e di strutture, con un sovraccarico del lavoro del tribunale accorpante.".

Il Ministro pare aver già la risposta pronta ai rilievi come quelli del Procuratore Puleio, sostiene di aver "già messo in conto le polemiche che il provvedimento suscita. Non solo perché molti avevano interesse al mantenimento di questo o di quel tribunale ma anche perché molti volevano vedere - in maniera strumentale - nell'abolizione o nel mantenimento di un singolo ufficio giudiziario un interesse personale e localistico" (Corriere della Sera, 11 agosto).

Sarebbe dunque questa la risposta anche per la soppressione indiscriminata delle 220 sezioni distaccate.

Tanto per fare un esempio: proprio su questo blog è stata pubblicata la petizione contro l'abolizione delle sezioni distaccate del Tribunale di Trento, avanzata dal Coordinamento degli avvocati di quelle sezioni riunitosi presso il Palazzo di Giustizia trentino il 14 luglio (vedi post pubblicato in data 8 agosto). Ma a leggerla, quella petizione, non pare proprio che gli elementi e i dati offerti come argomento di riflessione comprovino che le sezioni trentine costituiscano "un modello organizzativo precario e inefficiente sotto il profilo della produttività e della carenza di specializzazione, con un impiego di risorse spropositato rispetto alle esigenze" né che il coordinamento che si è fatto portavoce della petizione fosse animato da "interessi personali e localistici" nel senso negativo sottinteso dal Ministro. Tutt'altro.

"Una <riforma epocale> che modifica una geografia giudiziaria ottocentesca" - è uno dei titoli del Corriere della Sera dell' 11 agosto - visto che l'assetto attuale delle circoscrizioni giudiziarie deriva dalla configurazione impressa dalla legge Rattazzi del 13 novembre 1859. Ma, come ha osservato il Csm nel parere al governo, quell'operazione fu portata a termine "prescindendo totalmente da un'analisi approfondita" (Dino Martirano in Corriere della Sera appena citato), mentre oggi? Secondo il  documento della Commissione del CNF per la Revisione della Geografia Giudiziaria dell'8 agosto, "un approccio corretto all'idea riformatrice non potrà trascurare l'indagine riguardante le specificità dei territori, la distribuzione della popolazione, le vie di comunicazione e la logistica, nonché enucleare, in basi a criteri sia soggettivi che oggettivi, quel <prototipo> di Tribunale che rappresenti la sintesi ottimale tra efficienza e costi del servizio, alla luce dell'art. 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo: il che chiaramente appare non essere stato fatto prima della stesura" dello schema di decreto legislativo in discussione.

Il governo pare tirar dritto nel persistere a dare attuazione a una riforma che ha tutte le caratteristiche per essere peggiorativa dell'esistente: meglio nessuna riforma che una pretenziosamente definita "epocale" ma che ci travolgerà nel Caos e nell'Ingiustizia, questi sì con la lettera maiuscola.

Emanuela Strina, avvocato in Milano

mercoledì 8 agosto 2012

CONOSCENZE E SAPERI

La Commissione Giustizia al Senato ha detto sì al Governo sulla revisione della geografia giudiziaria, ma ha condizionato il parere favorevole alla modifica del provvedimento governativo secondo tutte le indicazioni evidenziate nel proprio elaborato, nel quale chiede che sia riconsiderato il taglio di 18 tribunali e 39 sezioni distaccate.
A seguito di autonoma istruttoria, la Commissione ha infatti mosso alcuni articolati rilievi allo schema di decreto legislativo recante la nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero, individuando tutti i tribunali che non sono suscettibili di essere soppressi:

  1. perché situati in aree caratterizzate da fenomeni di criminalità organizzata, tenuto conto anche della specificità territoriale del bacino di utenza e della situazione infrastrutturale, e ciò con riferimento ai distretti di Bari, Catania, Catanzaro, Palermo e Roma;
  2. perché in presenza di infrastrutture dedicate agli uffici giudiziari, di recente costruzione e realizzazione, che hanno comportato notevoli investimenti in risorse pubbliche: tribunale di Chiavari, Bassano del Grappa e Castrovillari;
  3. perché necessari per decongestionare le aree metropolitane;
  4. tenuto conto della grande estensione territoriale del circondario come è il caso i) in Piemonte, della provincia di Cuneo; ii) in Calabria del circondario del tribunale di Castrovillari; iii) in Puglia, del circondario di Lucera.
Nel parere della Commissione è inoltre evidenziata:

  1. l'incongruità di alcuni accorpamenti che possono avere incidenza negativa, comportando forti disagi organizzativi e funzionali sia per gli utenti sia per il servizio giustizia (vedi altri post pubblicati in data 8 agosto);
  2. l'opportunità i) di mantenere i tribunali sub provinciali (c.d. tribunalini) soppressi, quali "presidi territoriali di giustizia" dei tribunali accorpanti, per un periodo transitorio non superiore a cinque anni, anche in attesa del completamento dell'informatizzazione degli uffici giudiziari e della realizzazione degli "sportelli telematici della giustizia"; ii) di mantenere, per un periodo transitorio di cinque anni, quelle sole sezioni distaccate, anche previo accorpamento, attualmente esistenti che, per plurime ragioni, fra le quali l'insularità e le peculiarità delle zone montane o di confine, risultano oggettivamente necessarie per ovviare, soprattutto nella prima fase di attuazione, disagi organizzativi per la popolazione e funzionali per il servizio giustizia (vedi altri post pubblicati in data 8 agosto); iii) di sopprimere la previsione di cui al comma 4 dell'articolo 7 dello schema di decreto che pone a carico dei comuni, in deroga alla normativa vigente, le spese di gestione e manutenzione degli immobili degli uffici giudiziari che rimangono attive come sezioni distaccate o presidi territoriali di legalità;
  3. l'inadeguata valutazione della necessità di razionalizzare il servizio giustizia nelle grandi aree metropolitane e, in particolare, della problematica relativa al decongestionamento delle aree metropolitane di Roma e Milano;
  4. la necessità di rinviare ogni valutazione in ordine al riassetto della geografia giudiziaria in Abruzzo a seguito del grave terremoto che ha colpito il 6 aprile 2009 i territori di questa regione.
La Commissione ha dunque operato una riflessione ulteriore rispetto a quella del Ministro, in taluni casi prendendo in considerazione proprio l'altra metà dei numeri cui si faceva cenno nel post pubblicato il 2 agosto, come quando, a proposito del distretto di Venezia e dei previsti accorpamenti al tribunale di Rovigo, segnala che "il vecchio palazzo di giustizia /.../ è appena sufficiente a ospitare l'attuale personale e le attività in essere".
La revisione dell'attuale geografia giudiziaria è senza dubbio un tema complesso, ma se si pensa che la nuova organizzazione dei Palazzi debba almeno tendere alla risoluzione effettiva delle problematiche, inefficienze, carenze e sprechi che da tempo affliggono il pianeta Giustizia, ci si dovrebbe poter avvalere di tutti i contributi che l'operazione richiede.
A tal ultimo proposito, il CNF ha dichiarato la disponibilità dell'avvocatura e dell'ANCI alla formazione di una banca dati dell'amministrazione della Giustizia, riferendosi agli studi sulla viabilità locale e sulla struttura morfologica e orografica dei territori (vedi post del 28 luglio).
Perché dunque non creare dei ponti che colleghino conoscenze e saperi diversi? Perché non chiedere il contributo delle facoltà di architettura e ingegneria che fanno capo ai singoli distretti di corte di appello per affrontare le questioni di viabilità ed edilizia giudiziaria implicate dalla nuova organizzazione che si vuole imprimere ai Palazzi di Giustizia? Un contributo al quale non si dovrebbe forse rinunciare perché potrebbe fornire altri numeri su accorpamenti e soppressioni o prospettare soluzioni diverse, magari più funzionali ed economiche rispetto allo scopo perseguito dallo schema di decreto legislativo in discussione. Un contributo che potrebbe segnare il nuovo agire del governo in tempi che esigono di non interrompere la ricerca della via di uscita più efficace dalla crisi che così duramente attanaglia il vivere quotidiano.

Emanuela Strina, avvocato in Milano

L'intervento dell' on. Laura Froner in Commissione Giustizia della Camera dei Deputati

Dall'avv. Paolo Pontrelli, avvocato in Trento, riceviamo e pubblichiamo:

Intervento dell'on. Laura Froner 
in Commissione Giustizia della Camera dei Deputati in data 25 luglio 2012

Presidente e Colleghi,
prendo la parola in discussione generale sul parere che questa commissione dovrà esprimere al Governo in merito al contenuto dello schema di decreto legislativo che riordina la geografia giudiziaria per esprimere alcune considerazioni generali e poi di seguito riflettere sulle conseguenze che avrebbero le norme soppressive di uffici giudiziari nel circondario del Tribunale di Trento con riferimento alle sedi distaccate del medesimo tribunale.

Considerazioni di ordine generale

1. Eccesso di Delega
Ho letto con attenzione la norma di delegazione (art. 1, comma 2, legge 148 del 2011 di conversione, con modifiche del DL 138 del 2011) e ne condivido le finalità dell'attività di riorganizzazione della distribuzione degli uffici giudiziari ossia:
1. realizzazione di risparmi di spesa e
2. incremento di efficienza
Il legislatore delegante ha dettato "principi e criteri direttivi" per la sua concreta applicazione. Ciò ci permette di desumere che i "principi e criteri direttivi" sono già stati valutati dal legislatore idonei a conseguire le due finalità di "economia" e di "efficienza". Al legislatore delegato rimane quindi l'applicazione di quei criteri direttivi per decidere se sopprimere o ridurre il numero di uno o alcuni uffici Giudiziari.
Strano modo di procedere del Ministero di Giustizia. Anziché attenersi alla disposizione della legge delega (art. 1 lett. d) che richiama i criteri di cui alla lettera b)) per procedere alla riduzione o soppressione delle Sedi distaccate di Tribunale decide un taglio lineare di tutte le 220 sedi distaccate dei tribunali italiani ritenendo che i suddetti uffici giudiziari siano per definizione diseconomici ed inefficienti senza operare alcun confronto con gli enti locali e con i responsabili apicali degli uffici giudiziari di quel territorio oggetto di intervento soppressivo.
Un legislatore delegato che rispetti la delega avrebbe invece dovuto, caso per caso e sentiti quantomeno i Presidenti di Corte d'appello ed i Procuratori Generali, verificare se sussistevano i requisiti richiamati dalla lett. b) del citato art.1 ed in modo particolare della specificità territoriale del bacino di utenza, anche con riguardo alla situazione infrastrutturale.
E' conseguentemente evidente in modo clamoroso che siamo in presenza di un eccesso di delega che ritengo il legislatore delegato, seppur in un parere, debba rilevare ed evidenziare con la censura sul punto dello schema di decreto.

2.  Violazione della normativa a tutela dei territori montani.
La questione ulteriore che pongo mi sta molto a cuore perché sono anche componente del direttivo del Gruppo Interparlamentare Amici della Montagna. E' noto che il Parlamento abbia sempre dimostrato una particolare attenzione ai territori montani ed a chi vive ed intraprende in quei territori. Infatti qualora non vi sia questa attenzione essendo le condizioni di vita in montagna particolarmente difficili per i noti problemi climatici, di orografia del territorio e di qualità dei servizi contribuiremo ad incentivare il già esistente processo di spopolamento della montagna, Per cercare di rallentare, quantomeno, tale fenomeno si è voluto garantire che lo Stato prima di procedere alla razionalizzazione o chiusura dei propri presidi si confrontasse con la Comunità Locale. Infatti l'art. 22 della legge n. 97 del 1994 testualmente recita: "Gli uffìci statali esistenti nei comuni montani possono essere accorpati previo parere dei loro sindaci e dei presidenti delle comunità montane. I provvedimenti adottati in contrasto con i pareri resi ai sensi del comma 1 devono contenere le ragioni che hanno indotto a discostarsene".
Ho cercato qualche riferimento giustificativo nella relazione allo schema di decreto legislativo in esame ma nulla ho trovato. Mi chiedo perché sia stata disattesa tale norma che grande importanza ha per la salvaguardia di una vita dignitosa nei Comuni definiti ontani dalla Legge. L'unica risposta che so darmi è quella della selvaggia razionalizzazione che tanti guasti produrrà in un territorio, quello montano, già penalizzato di suo.
Che l'intervento governativo sia stato sbrigativo e superficiale l'ho potuto constatare anche leggendo la relazione Ministeriale relativa all'istituzione delle Sezioni Distaccate di Tribunale in occasione della riforma del Giudice Unico che sottolineava che "l'eventuale trasferimento di servizi pubblici dalle aree montane sia soggetto ad una serie di particolari attenzioni" proseguiva la relazione "la obiettiva peculiarità della realtà montana e la volontà espressa dalla L. n. 97 del 1994 debbono essere considerate non in via autonoma ed esclusiva ma unitamente alle difficoltà concrete che le popolazioni incontrano ed incontrerebbero nel fruire dei servizi giudiziari. L'insieme di queste considerazioni impongono al legislatore delegato di valutare con particolare elasticità gli indici di riferimento fissati in via generale per tutti gli uffici Giudiziari".
Non vi è alcuna attenzione, alcuna elasticità solo un taglio di tutte le sedi distaccate senza alcuna giustificazione se non quella apodittica che sono inefficienti per definizione!
E' evidente Presidente e colleghi che siamo in presenza di una eclatante violazione di legge che deve essere censurata nel parere che questa Commissione formulerà al Governo.

Considerazioni puntuali sull'organizzazione territoriale del Tribunale di Trento

1. Il Libro Fondiario
L'articolazione della geografia giudiziaria della Corte di Appello di Trento e Bolzano vede la presenza di tre tribunali (Rovereto, Trento e Bolzano) con 8 sezioni distaccate (4 ciascuna il Tribunale di Trento e di Bolzano) e di 22 Uffici del Giudice di Pace (2 nel Circondario del Tribunale di Rovereto e 10 ciascuno nel Circondario di Trento e Bolzano). Se combiniamo gli interventi soppressivi dei due schemi di decreto legislativo in esame per i relativi pareri, ossia quello relativo ai Giudici di Pace e dei Tribunali e sedi distaccate avremmo che da 36 uffici giudiziari ne rimarrebbero 6 ossia il tribunale di Rovereto con il relativo Giudice di Pace, quello di Trento con relativo giudice di Pace ed idem per il tribunale di Bolzano. I giornali locali hanno parlato di "macelleria giudiziaria". Non so se quella aggettivazione può essere usata in questa sede ma sicuramente rende perfettamente l'idea da 36 uffici a 6. Penso che qualsiasi persona con buon senso, anche se non è addetto ai lavori, possa ritenere che qualcosa non ha funzionato perché il risultato è paradossale e quindi sicuramente da rivedere.
D'altronde che vi sia stata assoluta ignoranza del legislatore delegato nell'usare la mannaia nel sopprimere le sedi giudiziarie risulta anche dal fatto che non vi è alcun riferimento nella relazione dello schema di decreto e neppure una norma di coordinamento con riferimento ad una peculiarità normativa del Distretto della Corte di Appello di trento e Bolzano con riferimento alla normativa concernente il sistema del libro fondiario. Questo sistema si differenzia dal catasto ordinario, in uso sul rimanente territorio della Repubblica, per le modalità di conservazione e per il diverso rilievo giuridico delle sue risultanze, che hanno efficacia costitutiva oltre che probatoria per i trasferimenti del diritto di proprietà e degli altri diritti reali. Più precisamente, a differenza della normativa nazionale nel diritto relativo, il catasto tavolare vigente ha carattere probatorio e le risultanti tavolari hanno valore costitutivo dei diritti. Sancisce infatti il Regio Decreto 28 marzo 1929 n. 499 all'art. 2: "A modificazione di quanto disposto dal codice civile italiano, il diritto di proprietà e gli altri diritti reali sui beni immobili non si acquistano per atto tra vivi se non con l'iscrizione del diritto nel libro fondiario". Secondo l'art. 75 del Nuovo Testo della Legge generale sui libri fondiari, allegato al R.D. 28 marzo 1929, n. 499, presso ogni Tribunale e sede distaccata di tribunale è costituito un ufficio Tavolare, incaricato della conservazione del Libro Fondiario, cui è preposto un giudice (giudice Tavolare) designato dal presidente del Tribunale. Ogni ufficio è competente alla conservazione dei libri fondiari riguardanti gli immobili che sono situati nella rispettiva circoscrizione. Sopprimere le 4 sezioni distaccate del Tribunale di Trento significa concentrare presso il Tribunale tutto il lavoro che ogni giudice assegnato alla Sezione Distaccata svolgeva, anche come giudice Tavolare. Nel solo 2011 nelle 4 sezioni distaccate del Tribunale sono stati emessi dai Giudici 20.000 decreti tavolari che sarebbero concentrati presso il Tribunale di Trento con il relativo conseguente caos e con altri costi in capo ai cittadini. Altro che risparmio di spesa ed efficienza, si otterrebbe l'esatto contrario!

2.    Nella premessa ho riflettuto sulla questione relativa all'evidente eccesso di delega del legislatore delegato nello stendere le norme contenute nello schema di decreto legislativo per mancata verifica della sussistenza dei requisiti di cui alla lett. b dell'art. 1 comma 2 della legge 148/2011.
La questione assume tutta la sua evidenza se la consideriamo con riferimento alle 4 sezioni distaccate del Tribunale di Trento. Ho voluto approfondire la questione andando a leggermi l'analisi dell'Ufficio delle Statistiche del Ministero della Giustizia in occasione dell'istituzione del Giudice unico di Primo Grado. Quell'Ufficio con riferimento alla revisione delle circoscrizioni individuava come necessari criteri di estensione del territorio e dei collegamenti esistenti tra le varie zone e la sede centrale cioè i sistemi di mobilità di un territorio (ora richiamati nella legge delega come deficit strutturale). Ne dimostrava l'estrema rilevanza per i casi del circondario del Tribunale di Trento. In quell'occasione infatti anche con riferimento ai parametri di cui alla legge n. 97 del 1994 sulla montagna erano state accorpate le sedi giudiziarie "collegate in modo sufficientemente agevole" (entro un'ora di viaggio) mentre per le sedi distaccate esistenti si precisava che non potevano essere aggregate "in quanto appartengono ciascuna ad una vallata montana diversa, non direttamente collegate tra loro e gravanti su Trento".
Anche il Presidente del Tribunale di Trento con sua lettera dd. 15 marzo 2012 indirizzata al Capo Dipartimento dell'Organizzazione Giudiziaria del Ministero di Giustizia precisava che:

  • in termini di efficienza le sezioni distaccate di Tione, Cles, Cavalese e Borgo Valsugana del Tribunale di Trento si erano contraddistinte per rapidità nell'erogazione del servizio al cittadino contribuendo allo smaltimento di un terzo del carico di lavoro che altrimenti ricadrebbe sul tribunale di Trento; hanno altresì fornito rilevanti servizi agli utenti in materia di competenza del giudice Tavolare (oltre 20.000 decreti nel solo 2011) e nella materia della volontaria giurisdizione di competenza del Giudice Tutelare;
  • in termini di spesa il servizio ha consentito agli utenti notevoli risparmi relativi alla necessità, altrimenti di raggiungere Trento, con riferimento ai tempi di spostamento assolutamente elevati in considerazione delle caratteristiche montane dell'intero territorio. L'eventuale accorpamento delle funzioni e del personale nella sede centrale di Trento comporterebbe un maggior costo in termini di spesa complessiva ed una risposta al cittadino meno efficiente e celere;
  • aggiungeva ancora il Presidente che nel caso si volesse comunque procedere alla riduzione delle 4 sedi distaccate quelle da non sopprimere sono quelle di Tione di Trento e di Borgo Valsugana per l'evidente maggior deficit strutturale che comporta un elevato impiego di tempo per gli utenti del servizio giustizia per raggiungere la sede centrale (oltre 100 km di distanza dal tribunale per alcuni Comuni ed anche per la mancanza totale di ogni collegamento ferroviario per Tione e parziale per Borgo Valsugana) e dall'adeguatezza anche attuale dell'organico per il loro funzionamento.
A queste considerazioni, che condivido, del Presidente del tribunale di Trento aggiungo, conoscendo quel territorio che mi onoro di rappresentare, che i risparmi di spesa per lo stato per le 4 sezioni distaccate ammontano ad una esigua somma di meno di 90.000 Euro. Questa mia affermazione è comprovata dalla documentazione inviatami dai 4 Comuni sedi delle 4 Sezioni distaccate. Vi è di più. In termini di efficienza il sistema funziona in modo ottimale e l'intervento preventivato di soppressione lo metterebbe in seria discussione. E' noto che nel tribunale di Trento non si prescrivono neppure i reati contravvenzionali e che i riti alternativi in materia penale definiscono il 90% dei procedimenti penali.
La relazione allo schema di decreto legislativo ed in modo particolare quella Ministeriale dell'autunno scorso affermano che non vi sarebbe necessità del giudice di prossimità perché con lo sportello informatico e con l'uso dei sistemi informatici si sono annullate le distanze ed i disagi ambientali e territoriali. Ho il massimo rispetto per i redattori di questi atti ma mi chiedo che reale conoscenza abbiano della realtà della giustizia italiana. E' noto che per fare quello che dicono lo Stato dovrebbe effettuare un ingentissimo intervento finanziario per il sistema giustizia quantomeno per i prossimi 10 anni; cosa che non solo non avviene, anzi, assistiamo all'esatto contrario ossia continui tagli anche a quel Ministero. Vi sono uffici giudiziari anche di Tribunali importanti che hanno difficoltà a funzionare con il fax quando dovrebbe essere ormai consolidato il sistema della posta certificata, per non parlare di altro.
Concludo con una raccomandazione ai relatori ed ai colleghi della Commissione: non permettete che quei territori che per loro fortunate circostanze o per la qualità degli operatori stanno dando un efficace, efficiente ed economico servizio di giustizia ai propri concittadini concittadini non continuino a farlo. Per far ciò bisogna assolutamente modificare alcune parti di quello schema di decreto legislativo che tratta tutti allo stesso modo senza distinguere ciò che funziona solo perché non si vuole entrare nel merito delle questioni e dei singoli territori.
E' per questo motivo che confido che il Governo accolga i suggerimenti contenuti nella mia riflessione ed i relatori che tengano in debita considerazione le osservazioni svolte.
Chiedo di poter produrre affinché la Commissione ne possa disporre e valutare i documenti che ho richiamato nell'intervento.
Grazie Presidente.
On. Laura Froner

Dalle Sezioni Distaccate del Tribunale di Trento

Dall' avv. Paolo Pontrelli, avvocato in Trento, riceviamo e pubblichiamo:


PETIZIONE CONTRO L'ABOLIZIONE DELLE SEZIONI DISTACCATE

Il contesto socio-economico ed il ruolo dei territori
La presente forte presa di posizione degli avvocati contro l'eliminazione delle sezioni distaccate del Tribunale di Trento si inserisce appieno nella situazione che vede approfondirsi lo scontro tra il globale e il locale, scontro che si sta infatti trasferendo all'interno di ogni stato, di ogni regione e di ogni provincia.
Quanto sta accadendo nella giustizia, (e poi continuerà negli ospedali, nelle agenzie delle entrate, ecc.) è uno scontro tra i territori ovvero un contrasto fra dimensione verticale e dimensione orizzontale della dinamica economica e sociopolitica (come sottolineano molti commentatori di fatti sociali).
Il mondo globalizzato si snoda tra i vertici economici e politici che sono a Parigi a Roma a Londra (che si possono raggiungere spendendo meno di un viaggio in corriera tra Storo e Trento) e tutto il resto del territorio scompare, utile forse al Turismo, anch'esso però guidato da logiche globali di prezzo e numeri che mettono a dura prova le imprese di dimensione locale.
Le richieste degli avvocati sono formulate a difesa del territorio contro chi ritiene che le istituzioni territoriali locali siano solo fonte di sprechi perché non generano sufficienti economie di scala nella gestione dei vari servizi, tra cui quello della giustizia.
I luoghi di decisione - siano essi Roma Parigi New York - sono divenuti il solo territorio percepito, il solo presentato come efficiente, relegando il restante territorio nel nulla.
In questo contesto l'eliminazione dei tribunali (cui seguirà quello degli ospedali, delle agenzie fiscali) con la perdita delle risorse intellettuali di avvocati, (e poi di medici e funzionari) è il segno dell'abbandono delle risorse intellettuali dei territori, con le persone costrette ad avviarsi verso le città globali, in una nuova migrazione, simile a quella che vede i contadini indiani e cinesi avviarsi verso le città.
Le montagne e le campagne ritornano ad essere luoghi dove non ci sono (come non vi erano un tempo) occasioni di lavoro, dove non si può (come non si poteva un tempo) studiare al meglio, e ciò che accade perché le eccellenze vengono ormai raccolte in un solo luogo, anch'esso globale, per una sfida tra stati, città imprese che le rappresentano.
Il governo Monti partecipa a questa sfida accettandone le regole e ciò comporta il sacrificio dei territori.
L'illusione che si rincorre nella sfida, attraverso la sua concentrazione in luoghi anch'essi globali e perciò già segnati da tutte le contraddizioni legate alla globalizzazione (ricchissimi e poverissimi, passato e futuro, finanza e criminalità) presuppone che nessun apporto alla sfida globale possa essere dato dai territori, degni solo di una sforbiciata di spese sanitarie e giudiziarie.
E così i territori, luoghi privilegiati della libera ricerca, scientifica e umanistica, dove coesistono ancora identità forgiate proprio dal rapporto con il territorio, veri laboratori di coesistenza pacifica in cui dare risposta alle contraddizioni della globalità, vengono privati anche dei servizi e del ruolo di mediazione che questi svolgono nell'integrare i nuovi cittadini con i vecchi.
In questa visione bocconiana il territorio locale viene percepito (dal centro) come un privilegio da tagliare, in vista di un risparmio a favore del centro, bisognoso come non mai di risorse.
L'abolizione dei Tribunali di minore carico poteva essere evitata semplificando procedure, rendendole più tecnologiche e rendendo più semplice per il Giudice l'atto del giudicare.
Lo stato invece preferisce, per evitare un tema complesso, mantenere intatto un armamentario giuridico ottocentesco, con un rito che fa a gara con liturgie obsolete, con tutte le conseguenze organizzative che richiede.
Le necessità organizzative determinate dalle normative sovrappostesi in tutti questi anni sono diventate la scusa per allontanare il Giudice dal Territorio, e togliere così a giurisdizione stessa, altro che processo telematico e cancelleria on-line.
Senza la rivoluzione tecnologica e l'utilizzo massiccio del Web, anche la Giustizia si allontana.
Scontiamo in questa fase il duplice ritardo della pubblica Amministrazione, il riardo tecnologico e quello di riforma delle normative processuali.
La globalizzazione detta i suoi tempi e così, a chi ha dormito prima, ora non resta che tagliare le sedi per mettersi alla pari.
Chi ne fa le spese è il cittadino.
Le innovazioni tecnologiche forse potevano evitare le soppressioni delle sedi ma si lasciano i cittadini senza le vecchie strade per arrivare alla Giustizia (le vecchie preture e poi le sezioni distaccate) senza aver preparato le nuove (le strade digitali del Web).
Così i cittadini restano senza le une e le altre non potendo contestare né le decisioni che assumono i politici né rivolgersi al Giudice per annullarle.
Un percorso di analfabetizzazione delle periferie e dei territori locali, destinati a ritornare luoghi in cui si assiste silenti alle decisioni prese sempre più in alto e se ne subiscono le dolorose conseguenze.
La fine della giustizia.
Su questo quadro socio-economico interviene ora lo schema di decreto legislativo per la soppressione anche delle sezioni Distaccate dei tribunali.
Vogliamo qui sottolineare quelle che sono le incongruenze, innanzitutto normative, secondariamente logistiche e poi ambientali delle scelte fatte.

Le decisioni del Governo e le incongruenze normative del provvedimento.
I provvedimenti di cui allo schema di decreto legislativo, trovano molteplici ostacoli nella normativa vigente.
Il primo ostacolo normativo deriva dalla specificità del territorio dove vige la Legge Tavolare regolata dal R.D. 28.03.1929 n. 499 dettante "Disposizioni relative ai libri fondiari delle nuove provincie" e considerato, in particolare, l'art. 75 del citato Decreto così come sostituito dall'art. 163 del D.Lgs 51/1988, che detta particolari norme per la tutela dei Libri Fondiari con esplicito riferimento alle Sezioni Distaccate del Tribunale di Trento (nel solo anno 2010 i decreti tavolari emessi dagli uffici del Libro Fondiario di Tione, Cles, Cavalese e Borgo Valsugana, superano i 20.000).
Sotto questo primo profilo, lo schema di decreto legislativo non ha tenuto in alcun conto della specificità dei territori ove vige la Legge Tavolare e delle incombenze che i Giudici devono sostenere.
Un ulteriore limite deriva dalla Relazione ministeriale per l'Istituzione delle Sezioni Distaccate del Tribunale in occasione della riforma del Giudice Unico (Legge n. 51 del 1988) la quale ha sottolineato che "l'eventuale trasferimento di servizi pubblici dalle aree montane sia soggetto ad una serie di particolari attenzioni" ed ancora che "l'obiettiva peculiarità della realtà montana e la volontà espressa dalla L. 97/94 debbono essere considerate non in via autonoma ed esclusiva ma unitamente alle difficoltà concrete che le popolazioni incontrano e incontrerebbero nel fruire dei servizi giudiziari".
Un insieme di queste considerazioni impone al legislatore delegato di valutare con particolare elasticità gli indici di riferimento fissati in via generale per tutti gli uffici giudiziari.
Risulta quindi una mera affermazione apodittica e priva di fondamento quella riportata a pag. 30 della Relazione del Gruppo di Studio Ministeriale che "le sedi distaccate vanno soppresse in quanto unità organizzativa incompatibile con l'organizzazione tabellare degli uffici giudiziari".
Dal punto di vista normativo quindi lo schema di decreto legislativo non ha tenuto in alcun conto le peculiarità sopra indicate ed inoltre ha completamente disatteso il contenuto della lettera D (che richiama i criteri di cui alla lett. B) dell'art. 1, comma 2, legge 14 settembre 2011 n. 148 di conversione, con modificazioni, del D.L. n. 138/2011.

Le incongruenze sul tema di spesa ....
Un secondo profilo è quello attinente al risparmio che l'amministrazione centrale intende ottenere con l'eliminazione delle Sezioni Distaccate.
Anche in questo senso va preso atto che il costo sostenuto dallo Stato per il funzionamento delle Sezioni distaccate del Tribunale di Trento ammonta, per l'anno 2010, a circa € 88.000,00.
E' evidente quindi che il risparmio finanziario dello Stato è ben poca cosa rispetto ai costi economici ed ai disagi procurati ai cittadini, agli operatori economici della Comunità delle Giudicarie, Val di Sole, Val di Non, Val di Fiemme, Val di Fassa, Primiero e Valsugana, onerati di continui viaggi verso la sede di Trento.
Sono stati calcolati 11.600 spostamenti annui da ogni sede distaccata verso Trento, per totali 1.200.00 km per sezione con spese di euro 1.864.320,00 per spese di carburante ed un risparmio di co2, (costo ambientale) calcolato su tutte le sedi di 6.991,2 q.li.
Si comprende che il dato, pur potendo essere temperato dal mancato flusso inverso, basterebbe da solo a sconsigliare un siffatto accentramento che farebbe ricadere, moltiplicati per 100, direttamente sui cittadini i pretesi risparmi che deriverebbero al bilancio pubblico.

... e sul tema dell'efficienza della risposta giudiziaria
Nemmeno vi è un risparmio in termini di efficienza.
Le quattro Sezioni Distaccate infatti si sono distinte per rapidità nell'erogazione dei servizi di giustizia ai cittadini, contribuendo allo smaltimento di 1/3 circa complessivo del contenzioso ordinario del circondario del Tribunale di Trento, oltre a fornire importanti servizi ai cittadini nelle materie di volontaria giurisdizione di competenza del Giudice Tutelare e delle materie di competenza del Giudice Tavolare.
Nessuna inefficienza vi è stata per quanto riguarda i processi.
Anzi l'accentramento di tutti i dibattimenti penali presso la sede Centrale comporterà certamente molteplici problemi logistici per la discussione di tutti i reati.
Si tratterebbe di due udienze mensili per ogni sezione, pari a otto udienze mensili con annessi testimoni, avvocati e periti con difficoltà a reperire le aule perché vanno ad aggiungersi a quelli già oggi celebrati nella sede di Trento (udienze GIP, GUP, Monocratico, Collegiale e Corte di Assise).
Per le udienze civili, l'aumento di 1/3 del carico di lavoro del Tribunale riporterà dei tempi di definizione di processi a quelli che hanno portato alla legge cd "Pinto" sulla durata dei processi.
Le questioni tavolari e di volontaria giurisdizione aumenteranno il caos.
Sempre in termini di efficienza, è ingannevole il richiamo alle tabelle ministeriali per le Sezioni Distaccate del Trentino.
Le sezioni Trentine infatti non hanno giudici di ruolo che lavorano esclusivamente presso le Sezioni Distaccate, sia il Giudice Civile che il Giudice Penale lavorano part - time presso le Sezioni Distaccate, mantenendo il loro ruolo unito a quello della Sezione Centrale, con un carico di lavoro pari a quello degli altri giudici della sede centrale.
Per quanto riguarda gli impiegati già adesso i cancellieri sono organizzati per prestare parte del loro lavoro presso la sede Centrale.
Pur essendo in numero minimo gli stessi potrebbero non trovare l'Ufficio dove lavorare presso la sede Centrale di Trento.

In conclusione.
Le ragioni socio-economiche, normative di risparmio di spesa e di efficienza della risposta alla domanda di Giustizia non sono sufficienti a giustificare la soppressione delle Sezioni Distaccate di Tione, Borgo Valsugana, Cles e Cavalese.
Risulta con tutta evidenza che lo schema del decreto legislativo è stato approntato senza alcun criterio territoriale, di costi e di funzioni, obbedendo esclusivamente alla legge dei grandi numeri per la quale la riduzione delle sedi è un risparmio "a prescindere".
Un esame caso per caso, avrebbe potuto accertare i veri risparmi di spesa possibili analizzando il contesto territoriale, il carico di lavoro dei giudici e la situazione delle cancellerie.
E' stata una riforma fatta dietro la scrivania, e come tale destinata a fallire.
Nessun elemento, anche a garanzia di un contraddittorio con chi viene soppresso, vi è nei documenti ministeriali al di là delle fumose tabelle ministeriali.
Ci stiamo forse dimenticando che sono proprio le Amministrazioni Centrali ad essere sotto accusa, pubblicamente sconfessate nella loro capacità organizzativa con la nomina di Bondi alla spending review, ad essere le autrici delle relazioni e ricerche che portano alla soppressione delle sezioni Distaccate.
Veniamo così soppressi da Amministrazioni a loro volta soppresse, nella loro capacità gestionale, dal dott. Bondi, una sorta di canto del cigno del Ministero della Giustizia.
Conseguentemente si chiede alla Delegazione Parlamentare Trentina, alla Regione Trentino Alto Adige, ai Consiglieri Provinciali, alla Giunta Provinciale di Trento, al Presidente della corte di Appello del Trentino Alto Adige, al Consiglio Giudiziario (che sarà chiamato, a breve, ad esprimere un parere circostanziato sulla situazione della giustizia nel Distretto di Corte di Appello con riferimento allo schema di decreto legislativo dalla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati), secondo le loro competenze, di sostenere gli interventi volti a conservare l'esistenza delle Sezioni Distaccate ed ad aumentarne l'efficienza e a ridurre le spese quali:
  • il mantenimento delle Sezioni Distaccate per l'evidente deficit strutturale esistente per il collegamento con il Tribunale di Trento e ciò in applicazione di uno dei requisiti previsti dalla legge delega anche in considerazione che tutti i Comuni compresi nel territorio di competenza delle Sezioni Distaccate sono Comuni di Montagna ex legge n. 97 del 1994;
  • la presenza dei Giudici nelle sedi distaccate nei giorni delle udienze settimanali con contestuale impiego in sede centrale;
  • l'impiego dei giudici onorari per le attività contenziose più semplici (procedimenti d'ingiunzione ecc.) e non contenziose (attività di volontaria giurisdizione) così da evitare al Giudice l'attività a carattere prevalentemente burocratico;
  • ribadire la disponibilità della Regione Trentino Alto Adige, più volte manifestata in incontri col Ministero della Giustizia, ad accollarsi le spese di funzionamento delle sedi distaccate al fine di conservarne l'esistenza e scongiurare disservizi ed ulteriori oneri ai cittadini delle valli Trentine che chiedono di usufruire del servizio giustizia;
  • un impegno degli Enti Pubblici (Regione, Provincia, Comunità di Valle e Comuni) a sottoporre il Decreto legislativo al giudizio di legittimità giurisdizionale qualora addivenga alla soppressione delle Sezioni Distaccate del Tribunale di Trento.
Sollecitiamo a valutare queste proposte che interpretano la volontà popolare al fine di evitare la soppressione delle Sezioni Distaccate per le gravissime conseguenze sotto il profilo socio-economico qui denunciate.
Trento il 14 luglio 2012
Il Coordinamento degli avvocati delle Sezioni Distaccate del Tribunale di Trento riunito in assemblea il giorno 14 luglio 2012 presso il Palazzo di Giustizia di Trento

giovedì 2 agosto 2012

NUMERI

Il Ministro Severino ha dichiarato che l'operazione di revisione della geografia giudiziaria consentirà il risparmio di circa 51 milioni di euro in tre anni. Ha anche richiamato i criteri adottati per scegliere gli uffici giudiziari da eliminare: popolazione, estensione del territorio, numero di magistrati per ufficio e di personale amministrativo, carichi di lavoro annui e produttività degli uffici, costi, stato delle infrastrutture, tasso di impatto della criminalità organizzata.

Soltanto criteri "oggettivi e trasparenti" - come sono stati definiti dal Ministro nel corso dell'intervista rilasciata il 7 luglio 2012 a Massimo Martinelli del quotidiano romano IL MESSAGGERO - informerebbero dunque la spending review che prevede la chiusura di 37 tribunali, 38 procure, di tutte le sedi distaccate e la riduzione di 674 (ne rimarrebbero solo 172) uffici del giudice di pace.

Sono questi i tagli implicati dalla riforma che sarà varata entro il prossimo settembre: numeri che non illuminano la via che dovrà essere seguita per attuare la previsione del decreto, numeri che non disvelano quelli che occorreranno per rendere concreta un'operazione che allo stato appare irrealizzabile, quanto meno nel breve periodo, e che è ben lungi dal produrre anche solo in minima parte i risparmi annunciati dal Ministero.

Alcuni esempi: il Tribunale di Bassano del Grappa è nella lista di quelli che dovranno essere soppressi, così come le sedi distaccate di Desio e Abbiategrasso.

Il nuovo Palazzo di Giustizia di Bassano del Grappa sta per essere consegnato ma, unitamente al recente restauro della sede della Procura della Repubblica, è costato ben dodici milioni di euro, somma che andrebbe sprecata se il tribunale fosse chiuso: così informa un  avviso a pagamento apparso su un'intera pagina del Corriere della Sera il 24 luglio 2012. 

La sede distaccata di Desio del Tribunale di Monza occupa un immobile per il quale il Comune "non chiede neppure l'affitto", come ha spiegato a Giovanna Maria Fagnani e Marco Mologni del Corriere della Sera del 16 luglio 2012 (Cronaca di Milano) la Presidente dell'Ordine degli Avvocati di Monza e Brianza, Francesca Sorbi: impensabile passare alla sede centrale di Monza la mole di lavoro assolta ogni anno a Desio senza affittare un altro immobile, questa volta sì, pagato a caro prezzo.

Il trasferimento al Tribunale di Pavia dei processi trattati nella sede distaccata di Abbiategrasso è oggi impossibile, perché l'edificio non è in grado di accogliere altri uffici; in attesa di trasloco, una volta in vigore la soppressione della sede distaccata, saranno dunque i Comuni interessati a dover farsi interamente carico della spesa di mantenimento della sede attuale, per ora in parte (quasi il 50%) rimborsata dallo Stato. 

Che dire? Che i tagli sono quanto meno da ripensare sui numeri che riguardano i Palazzi ai quali dovrebbero essere accorpati quelli in via di soppressione, cioè sull'altra metà dei numeri che deve integrare quelli sin qui utilizzati.

Emanuela Strina, avvocato in Milano 

sabato 28 luglio 2012

COMINCIAMO COSI'

PalaGius sta per Palazzi di Giustizia.

Il blog trae spunto dalla convinzione che per conoscere come funzionano i Palazzi, quali siano le specifiche problematiche, inefficienze, carenze, sprechi o, invece, punti di forza, efficienze ed eccellenze, è necessario comunicare le informazioni proprie di ciascuno al di fuori delle mura del singolo Palazzo.

Se non è con le eccezionalità di questo o quel Palazzo di Giustizia, piccolo o grande che sia, che può essere misurata l'efficienza e l'efficacia dello jus dicere nazionale, è fondamentale che dati, procedure ed esperienze possano essere conosciuti, scambiati, messi a confronto.

Ecco perché l'idea sottesa a questo blog è plurale, per dire che quanto accade dentro la specifica realtà di un Palazzo è oggetto di attenzione e approfondimento per essere trasferito all'esterno, così da costituire, almeno nelle intenzioni, argomento di discussione.

Il blog nasce ora, nell'anno 2012, perché mai come di questi tempi, mentre da parte governativa si pensa di rivedere la geografia giudiziaria tagliando 37 tribunali, sopprimendo le 220 sezione distaccate e gran parte degli uffici dei giudici di pace, si rivela di cruciale importanza realizzare la mappatura dei luoghi di giurisdizione.

In questo senso si è recentemente espresso anche il Consiglio nazionale forense (CNF) presso le commissioni giustizia di Camera e Senato in occasione delle audizioni sullo schema di decreto delegato di revisione della geografia giudiziaria. In questa sede, infatti, il CNF ha avanzato proprie critiche sulla operazione del Governo, sostenendo l'aleatorietà delle previsioni sui risparmi e sul recupero di efficienza, e ha concluso evidenziando la necessità per il Governo di recuperare il tempo perduto e provvedere a svolgere "indagini indispensabili nell'arco dei mesi che ci separano dalla produzione degli effetti e dall'entrata a regime del nuovo sistema", aggiungendo che "l'avvocatura è pronta a fare la sua parte: insieme con l'ANCI [Associazione Nazionale Comuni Italiani, n.d.r.], /.../ il Consiglio nazionale forense è disponibile a impiegare risorse umane e finanziarie per costruire finalmente una BANCA DATI dell'amministrazione della Giustizia degna di questo nome. In questo contesto dovranno essere condotti i necessari studi sulla viabilità locale e sulla struttura morfologica ed orografica dei territori. Da qui bisogna partire per sottoporre gli esiti della logica seguita dal Ministero allo scrutinio indispensabile di tutte le scelte locali effettivamente compiute, sulla base del parametro rappresentato dal pieno ed effettivo esercizio del diritto di accesso alla giustizia. Nel processo decisionale dovranno essere attentamente ascoltate le realtà locali. Già molti sindaci lamentano gli effetti disastrosi degli accorpamenti e i casi più manifesti di conseguenze irragionevoli. Del pari dovranno essere sentiti gli Ordini forensi del territorio di riferimento, onde acquisire anche il punto di vista degli avvocati."

L'idea di creare un blog richiama tuttavia la necessità di dare voce non soltanto al ristretto circolo dei protagonisti del mondo giudiziario, fra i quali spiccano ovviamente gli avvocati, che pure debbono poter essere ascoltati e che debbono poter dire la loro, ma a tutti coloro che sono (o saranno) interessati a interloquire sull'argomento via via proposto.

Il blog è dunque luogo di incontro, comunicazione e confronto per voci e saperi diversi.

Emanuela Strina, avvocato in Milano