sabato 11 agosto 2012

CAOS E INGIUSTIZIA

Le parole pronunciate dal Ministro Severino all'esito dell'ultima seduta del Consiglio dei Ministri hanno inferto un duro colpo a chi coltivava ancora qualche speranza che la Giustizia potesse mantenere la lettera maiuscola.

La "riforma epocale" consisterebbe nella soppressione di 31 tribunali invece di 37, perché contro le mafie "il governo non intende arretrare, neanche sul piano simbolico", e nella soppressione di tutte le sezioni distaccate "nonostante le richieste di mantenimento di alcune di esse, poiché l'esperienza sin qui fatta dimostra che si tratta di un modello organizzativo precario e inefficiente sotto il profilo della produttività e della carenza di specializzazione, con un impiego di risorse spropositato rispetto alle esigenze", così è riportato nella notizia battuta da La Repubblica.it del 10 agosto.

No, proprio non ci siamo, Signor Ministro, altro che "riforma epocale", sarà Caos e Ingiustizia. Non ci sono dubbi.

Da parte governativa, si fa notare che i 6 tribunali "salvati" sono tutti dislocati in zone ad alto pericolo di infiltrazione mafiosa o di criminalità organizzata (Caltagirone e Sciacca in Sicilia; Castrovillari, Lamezia Terme e Paola in Calabria; Cassino nel Lazio). Ma che ne è del Tribunale  di Modica, fra quelli non salvati? All'indomani dell'annuncio sulla "riforma epocale", il Procuratore Capo di Modica, Francesco Puleio, rilasciava un'intervista in cui diceva a chiare lettere che se si fosse realizzato l'accorpamento con Ragusa "si registrerebbe un blocco della giustizia per almeno quattro anni. E sarebbe questo un vero regalo per la criminalità." (La Sicilia, 7 luglio).

Nella stessa intervista, il Procuratore Capo si chiedeva "se si è pensato di verificare, caso per caso, se l'ufficio accorpante avrà sufficiente dotazione di locali per ospitare una quindicina di nuovi magistrati. Per fare un esempio, il Tribunale di Ragusa (capoluogo di provincia) ha lo spazio per ospitare l'intero Tribunale di Modica? C'è qualche dirigente di ufficio giudiziario provinciale che ritenga di disporre di una dotazione immobiliare sufficiente ad ospitare un secondo tribunale?". E ancora il Procuratore Puleio osservava che: "la riforma determinerà un rallentamento della giustizia e non solo per le intuibili difficoltà connesse al trasferimento, armi e bagagli, alla nuova e ancora sconosciuta allocazione. Si verificherà un depauperamento delle garanzie non solo per i territori degli uffici soppressi, ma anche per quelli accorpanti. In poche parole, la legge non prevede, allo stato attuale, una nuova dimensione degli uffici giudiziari, ma un taglio di personale e di strutture, con un sovraccarico del lavoro del tribunale accorpante.".

Il Ministro pare aver già la risposta pronta ai rilievi come quelli del Procuratore Puleio, sostiene di aver "già messo in conto le polemiche che il provvedimento suscita. Non solo perché molti avevano interesse al mantenimento di questo o di quel tribunale ma anche perché molti volevano vedere - in maniera strumentale - nell'abolizione o nel mantenimento di un singolo ufficio giudiziario un interesse personale e localistico" (Corriere della Sera, 11 agosto).

Sarebbe dunque questa la risposta anche per la soppressione indiscriminata delle 220 sezioni distaccate.

Tanto per fare un esempio: proprio su questo blog è stata pubblicata la petizione contro l'abolizione delle sezioni distaccate del Tribunale di Trento, avanzata dal Coordinamento degli avvocati di quelle sezioni riunitosi presso il Palazzo di Giustizia trentino il 14 luglio (vedi post pubblicato in data 8 agosto). Ma a leggerla, quella petizione, non pare proprio che gli elementi e i dati offerti come argomento di riflessione comprovino che le sezioni trentine costituiscano "un modello organizzativo precario e inefficiente sotto il profilo della produttività e della carenza di specializzazione, con un impiego di risorse spropositato rispetto alle esigenze" né che il coordinamento che si è fatto portavoce della petizione fosse animato da "interessi personali e localistici" nel senso negativo sottinteso dal Ministro. Tutt'altro.

"Una <riforma epocale> che modifica una geografia giudiziaria ottocentesca" - è uno dei titoli del Corriere della Sera dell' 11 agosto - visto che l'assetto attuale delle circoscrizioni giudiziarie deriva dalla configurazione impressa dalla legge Rattazzi del 13 novembre 1859. Ma, come ha osservato il Csm nel parere al governo, quell'operazione fu portata a termine "prescindendo totalmente da un'analisi approfondita" (Dino Martirano in Corriere della Sera appena citato), mentre oggi? Secondo il  documento della Commissione del CNF per la Revisione della Geografia Giudiziaria dell'8 agosto, "un approccio corretto all'idea riformatrice non potrà trascurare l'indagine riguardante le specificità dei territori, la distribuzione della popolazione, le vie di comunicazione e la logistica, nonché enucleare, in basi a criteri sia soggettivi che oggettivi, quel <prototipo> di Tribunale che rappresenti la sintesi ottimale tra efficienza e costi del servizio, alla luce dell'art. 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo: il che chiaramente appare non essere stato fatto prima della stesura" dello schema di decreto legislativo in discussione.

Il governo pare tirar dritto nel persistere a dare attuazione a una riforma che ha tutte le caratteristiche per essere peggiorativa dell'esistente: meglio nessuna riforma che una pretenziosamente definita "epocale" ma che ci travolgerà nel Caos e nell'Ingiustizia, questi sì con la lettera maiuscola.

Emanuela Strina, avvocato in Milano

2 commenti:

  1. Modica dista da Ragusa 15 km. (fonte Google Maps) ma come si fa a tenere in piedi due tribunali che distano pochi chilometri l'uno dall'altro? Avete idea di cosa significa mantenere un tribunale? Le cesoie sono state pesantissime e in taluni casi ingiuste, ma ragazzi, cerchiamo di essere seri e di avere un briciolo di buon senso. Le sezioni distaccate, poi, sono una zavorra insopportabile, chi non ci ha lavorato e avuto a che fare non può capire... Mi spiace, ma la realtà, seppur dura da accettare, è questa.

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  2. Si diceva che in Italia nulla è più duraturo del provvisorio, dettato spesso dall’emergenza, e forse è davvero così.
    Certo il fatto che le circoscrizioni giudiziarie risalgano a circa due secoli fa è circostanza bizzarra per una nazione che si gloria di far parte del mondo industrializzato e che è ottava nel medagliere delle olimpiadi; forse, per paradosso, andrebbero tenute così per consentire al mondo lo studio in chiave archeologica dell’organizzazione giudiziaria.
    Ma la crisi ha fatto apparentemente il miracolo, i due secoli di organizzazione territoriale giudiziaria vengono ora rivisti nell’ambito di una serie di tagli – necessari- alla vita e alla sopravvivenza del paese, oplà 31 Tribunali, 220 sezioni distaccate, 674 uffici del giudice di pace cancellati per decreto; detto fatto, via dalla lavagna assieme a 32 sedi della Procura della Repubblica.
    Ma la via intrapresa è proprio quella giusta ? parrebbe di no, perché ancora una volta in piena emergenza per il contenimento della spesa pubblica si è intervenuti con tagli “provvisori ed emergenziali” che se pur in prospettiva consentono di iscrivere risparmi, sacrosanti, nelle poste del bilancio non costituiscono un approccio corretto alla questione del costo della Giustizia, che dopo due secoli sicuramente meritava una riflessione più approfondita.
    Quale sarà ad esempio l’impatto dei tagli con l’efficienza, che pure è tema centrale per un paese moderno, tanto da rappresentare, allo stato attuale, diversi punti negativi percentuali sul bilancio dello Stato? Perché a fronte dei tagli non si è parlato in misura concreta della modernizzazione della Giustizia in termini organizzativi , del ripensamento dei riti civili, degli investimenti in termini di personale e ingresso di nuovi magistrati ? Questioni passate sotto silenzio o trattate solo marginalmente, malgrado rivestano importanza decisiva.
    Pare insomma che questi tagli siano il solito e tristemente noto fallo in area di rigore ma non pongano rimedio ad una situazione endemica di inefficienza e antimodernità di un sistema giudiziario che, si crede, continuerà a campare male e forse peggio; diverso sarebbe stato un investimento e quindi una revisione con una prospettiva di più lungo raggio che lasciasse più concretamente intravvedere frutti positivi sulla durata dei processi e sui risparmi nella struttura organizzativa.
    Quanto vale in termini di PIL una Giustizia che funziona?
    Andrea Del Corno, avvocato in Milano

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