mercoledì 8 agosto 2012

CONOSCENZE E SAPERI

La Commissione Giustizia al Senato ha detto sì al Governo sulla revisione della geografia giudiziaria, ma ha condizionato il parere favorevole alla modifica del provvedimento governativo secondo tutte le indicazioni evidenziate nel proprio elaborato, nel quale chiede che sia riconsiderato il taglio di 18 tribunali e 39 sezioni distaccate.
A seguito di autonoma istruttoria, la Commissione ha infatti mosso alcuni articolati rilievi allo schema di decreto legislativo recante la nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero, individuando tutti i tribunali che non sono suscettibili di essere soppressi:

  1. perché situati in aree caratterizzate da fenomeni di criminalità organizzata, tenuto conto anche della specificità territoriale del bacino di utenza e della situazione infrastrutturale, e ciò con riferimento ai distretti di Bari, Catania, Catanzaro, Palermo e Roma;
  2. perché in presenza di infrastrutture dedicate agli uffici giudiziari, di recente costruzione e realizzazione, che hanno comportato notevoli investimenti in risorse pubbliche: tribunale di Chiavari, Bassano del Grappa e Castrovillari;
  3. perché necessari per decongestionare le aree metropolitane;
  4. tenuto conto della grande estensione territoriale del circondario come è il caso i) in Piemonte, della provincia di Cuneo; ii) in Calabria del circondario del tribunale di Castrovillari; iii) in Puglia, del circondario di Lucera.
Nel parere della Commissione è inoltre evidenziata:

  1. l'incongruità di alcuni accorpamenti che possono avere incidenza negativa, comportando forti disagi organizzativi e funzionali sia per gli utenti sia per il servizio giustizia (vedi altri post pubblicati in data 8 agosto);
  2. l'opportunità i) di mantenere i tribunali sub provinciali (c.d. tribunalini) soppressi, quali "presidi territoriali di giustizia" dei tribunali accorpanti, per un periodo transitorio non superiore a cinque anni, anche in attesa del completamento dell'informatizzazione degli uffici giudiziari e della realizzazione degli "sportelli telematici della giustizia"; ii) di mantenere, per un periodo transitorio di cinque anni, quelle sole sezioni distaccate, anche previo accorpamento, attualmente esistenti che, per plurime ragioni, fra le quali l'insularità e le peculiarità delle zone montane o di confine, risultano oggettivamente necessarie per ovviare, soprattutto nella prima fase di attuazione, disagi organizzativi per la popolazione e funzionali per il servizio giustizia (vedi altri post pubblicati in data 8 agosto); iii) di sopprimere la previsione di cui al comma 4 dell'articolo 7 dello schema di decreto che pone a carico dei comuni, in deroga alla normativa vigente, le spese di gestione e manutenzione degli immobili degli uffici giudiziari che rimangono attive come sezioni distaccate o presidi territoriali di legalità;
  3. l'inadeguata valutazione della necessità di razionalizzare il servizio giustizia nelle grandi aree metropolitane e, in particolare, della problematica relativa al decongestionamento delle aree metropolitane di Roma e Milano;
  4. la necessità di rinviare ogni valutazione in ordine al riassetto della geografia giudiziaria in Abruzzo a seguito del grave terremoto che ha colpito il 6 aprile 2009 i territori di questa regione.
La Commissione ha dunque operato una riflessione ulteriore rispetto a quella del Ministro, in taluni casi prendendo in considerazione proprio l'altra metà dei numeri cui si faceva cenno nel post pubblicato il 2 agosto, come quando, a proposito del distretto di Venezia e dei previsti accorpamenti al tribunale di Rovigo, segnala che "il vecchio palazzo di giustizia /.../ è appena sufficiente a ospitare l'attuale personale e le attività in essere".
La revisione dell'attuale geografia giudiziaria è senza dubbio un tema complesso, ma se si pensa che la nuova organizzazione dei Palazzi debba almeno tendere alla risoluzione effettiva delle problematiche, inefficienze, carenze e sprechi che da tempo affliggono il pianeta Giustizia, ci si dovrebbe poter avvalere di tutti i contributi che l'operazione richiede.
A tal ultimo proposito, il CNF ha dichiarato la disponibilità dell'avvocatura e dell'ANCI alla formazione di una banca dati dell'amministrazione della Giustizia, riferendosi agli studi sulla viabilità locale e sulla struttura morfologica e orografica dei territori (vedi post del 28 luglio).
Perché dunque non creare dei ponti che colleghino conoscenze e saperi diversi? Perché non chiedere il contributo delle facoltà di architettura e ingegneria che fanno capo ai singoli distretti di corte di appello per affrontare le questioni di viabilità ed edilizia giudiziaria implicate dalla nuova organizzazione che si vuole imprimere ai Palazzi di Giustizia? Un contributo al quale non si dovrebbe forse rinunciare perché potrebbe fornire altri numeri su accorpamenti e soppressioni o prospettare soluzioni diverse, magari più funzionali ed economiche rispetto allo scopo perseguito dallo schema di decreto legislativo in discussione. Un contributo che potrebbe segnare il nuovo agire del governo in tempi che esigono di non interrompere la ricerca della via di uscita più efficace dalla crisi che così duramente attanaglia il vivere quotidiano.

Emanuela Strina, avvocato in Milano

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