venerdì 8 novembre 2013

NON SOLO MEMORIA: OMICIDIO DI CATALDO


Corriere Della Sera - Cronaca di Milano 31 ottobre 2013
Il 31 ottobre 2013, sulle pagine della cronaca milanese del Corriere della Sera, Paolo Foschini racconta di Francesco Di Cataldo, nipote del maresciallo Di Cataldo, in servizio a San Vittore come vicecomandante degli agenti di custodia, ucciso dalle Brigate Rosse il 20 aprile 1978, a soli 51 anni: secondo le cronache,  viene freddato da un commando della colonna Walter Alasia in via Ponte Nuovo, zona Crescenzago, intorno alle 7 di mattina.

Francesco ha diciannove anni, ha preso il nome 
del nonno e su di lui ha voluto girare un cortometraggio (significativamente intitolato "Per questo mi chiamo Francesco")*. 
Ciò che ha fatto suscita pensieri e riflessioni che, qui pubblicati, potranno essere condivisi, discussi, criticati da chi vorrà soffermarvisi.


Caro Francesco,
penso che tu abbia fatto una cosa bellissima rendendo onore alla memoria di tuo nonno.
Giovanni Battista Piranesi: Il ponte levatoio
Non c'è nulla di retorico in questo. Lo dice bene Paolo Foschini, che ci racconta del maresciallo Di Cataldo, responsabile del centro clinico del carcere, come un "uomo del dialogo" ante litteram perché  - ricorda attraverso le parole del direttore del DAP, Luigi Pagano - "impegnato con parecchi anni di anticipo su quel fronte volto al 'recupero dei detenuti' che avrebbe poi portato alla legge Gozzini".
Forse non lo sai, Francesco, ma la legge Gozzini è stata creata il 10 ottobre 1986, ben otto anni dopo che tuo nonno è stato ucciso, ed è la prima nata con l'intento di affermare la prevalenza della funzione rieducativa della pena, in concreta attuazione dell'art. 27 della nostra Carta Costituzionale, la prima che dispone una serie di misure alternative alla detenzione in carcere a favore di coloro che hanno commesso un reato.
Il tuo, però, Francesco, è molto di più che un omaggio. E' un bell'esempio di chi non alza le spalle alla storia (alla propria prima di tutto), ma anzi vuole conoscerla, va a cercarla e a suo modo la ripercorre. Ma è soprattutto un messaggio che può trasformare in bene quel male che è stato, rappresentando una straordinaria e imperdibile occasione di confronto su quegli anni terribili, in cui il dialogo fra generazioni non era per nulla scontato e tanto meno frequente.
Grazie dunque a te, Francesco, e grazie a Paolo Foschini che ci ha detto di te.
Emanuela Strina

Da Giuseppe Manfridi, autore teatrale 
Cara Emanuela,
confido che questa mia lettera in risposta alla tua possa valere a darti quanto mi fai l'onore di chiedermi.
Ho letto e ho visto. Dunque, ho scoperto e saputo.
Ritenevo di essere discretamente informato sull'argomento, ma ignoravo la cronaca. Ignoravo questa cronaca qui, la cronaca di questo delitto, la vicenda di questo martire. 
Filotesio Nicola - sec. XVI - Musa Calliope
Certo, nel '78 avrò visto i servizi in televisione e senz'altro li avrò commentati. Ero ragazzo, erano gli anni del fervore politico vissuto in una temperie collettiva che mai avrebbe potuto far immaginare l'estinzione delle ideologie. Tuttavia non ricordavo, poiché questo è il destino che spesso  tocca ai dati di cronaca: quello di fomentare una discussione, di trascendere in argomento e di essere poi espulsi, o annientati, come materiale combusto.
E invece è nella cronaca che stanno i destini veri delle persone, coi loro nomi e coi loro volti, con le loro tragedie, con le loro domestiche epicità, e chi ossequia la resurrezione di quei nomi e di quei volti compie il più vero degli atti poetici, laddove nell'etimo della parola 'poesia' è contenuto il concetto molto concreto del fare, del costruire, del compiere. Tutt'altro che un'astrazione.
Questo ragazzo è magnifico.
Magnifico quello che ha fatto, pur nella disperazione che il suo atto stesso mi comunica.
La domanda è: chi comprenderà il senso profondo della sua opera (nel senso di gesto, ancor più che di film)? Chi vorrà farne memoria non transeunte? Mi conforta pensare che la scrittura di ogni verso pretende l'eroismo di una simile disperazione, agita comunque e a tutela della razza umana, così incline a qualsiasi deriva.
Ti abbraccio,
Giuseppe


"L'istituzione della giornata della memoria delle vittime del terrorismo colma un vuoto di memoria storica e di attenzione umana e civile che molti di voi avevano dolorosamente avvertito". Giorgio Napolitano scrive una lettera aperta ai familiari delle vittime del terrorismo. E per farlo sceglie una data particolare, il 9 maggio, il giorno dell'assassinio di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse. (la Repubblica.it  9 maggio 2007)


Da Andrea Del Corno, avvocato
Qualcuno ha detto:  «Il sangue della storia asciuga in fretta», inizia così un articolo di qualche tempo fa di Enzo Biagi sulla strage di Marzabotto.
Forse anche il sangue delle vittime del terrorismo si sta asciugando in fretta, soprattutto per le nuove generazioni che, è banale dirlo, si trovano, a 35 anni di distanza, in un mondo completamente cambiato.
Ecco perché mi colpisce l' "operazione memoria" che il giovane Francesco Di Cataldo, 19 anni, ha svolto con il cortometraggio dedicato alla figura di suo nonno, omonimo, ucciso il 20 aprile 1978 da un commando terroristico della colonna Walter Alasia, perché "colpevole" di essere il vicecomandante delle guardie penitenziarie e uomo del dialogo nel carcere di San Vittore a Milano.
Le vittime meritano la memoria, meritano il ricordo, meritano che il loro sacrificio sia il punto di partenza per non commettere più sbagli e per non ricadere negli stessi orrori. Ma, abbandonata la retorica, siamo certi che il paese tributi un giusto ricordo alle vittime di quel periodo?  Si parla abbastanza di quella stagione e dei moltissimi fatti che l'hanno insanguinata? oppure di quel periodo siamo capaci di ricordare soltanto i particolari del mondiale di calcio del 1982, svoltosi a soli 4 anni dalla morte del maresciallo Di Cataldo?
Dobbiamo essere consapevoli che la memoria, riattivata se occorre, è il miglior antidoto contro l'involuzione della società, è il luogo in cui si può parlare e capire da dove veniamo, per non dimenticare e per tessere un percorso condiviso della storia del paese.
Mentre scrivo queste poche righe, ho sulla scrivania la copia dell'articolo pubblicato sul Corriere che narra della bella storia del nipote di Di Cataldo. Mia figlia, 10 anni, legge il titolo e mi chiede "papà cos'è BR ?": ecco forse posso cominciare da qui.
Andrea Del Corno



Per scaricare l'articolo di Paolo Foschini clicca qui
*Per vedere il cortometraggio di Francesco Di Cataldo clicca qui
Per leggere la scheda dell'immagine di Calliope, la musa della poesia epica, clicca qui

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