domenica 14 aprile 2013

L’EDUCAZIONE AL RISPETTO


L'articolo di Anna Maria Speroni apparso la settimana scorsa su IO DONNA dava conto dell'iniziativa promossa da INDIFESA di Terre des Hommes contro la violenza di genere, prendendo spunto dalle convinzioni espresse da alcune centinaia di allievi, tra maschi e femmine, di scuole medie inferiori milanesi, raccolte in un sondaggio dal Centro Soccorso Rosa: "un uomo non maltratta senza motivo: la donna avrà sicuramente fatto qualcosa per provocarlo " (31%), "se una donna viene maltrattata di continuo, la colpa è sua perché continua a vivere con chi la maltratta" (20%), "a volte la violenza è l'unico modo per esprimere i propri sentimenti" (21%), "nella nostra società il ruolo della donna è principalmente quello di madre" (68%).
Qualche giorno fa, su corriere.it, è apparsa la notizia di una ragazza canadese che si è impiccata dopo che la foto dello stupro subito è stata postata su facebook.
La recente cronaca romana ha registrato il caso del liceo artistico Caravillani in cui un'insegnante ha insultato una studentessa ebrea che appariva distratta (ma che in realtà aveva una forte emicrania) dicendole: "ad Auschwitz saresti stata attenta".
La totale mancanza di rispetto per se stessi e verso l'altro pare essere il minimo comun denominatore di questi casi.
Se tuttavia è vero che "Non è mai troppo presto per educare al rispetto" (IO DONNA), c'è da chiedersi quanto presto debba iniziare il processo educativo.
Il rispetto è il valore che ognuno dovrebbe poter acquisire sin dal primo respiro vitale, a prescindere da genere, religione o etnia. Come si trasmette sin dall'asilo nelle scuole montessoriane, il cui metodo continua a riscuotere successo e apprezzamento ovunque, anche dove maggiore è il disagio e l'emarginazione sociale, tanto da esser stato applicato in funzione anti bullismo in Gran Bretagna, in una scuola statale di Manchester, nel quartiere più a rischio della città, registrando un miglioramento significativo della frequenza, del profitto e del comportamento sociale (Antonella De Gregorio su Corriere.it).
Il Comitato Provinciale di Bergamo dell'UNICEF organizza da qualche anno "A scuola di diritti e doveri", un corso "di legalità penale pensato e realizzato per i ragazzi dalla 5° elementare alla 3° media", con il quale sostiene la propria campagna "Vogliamo zero", avvalendosi di avvocati del Foro di Bergamo che prestano la loro opera volontariamente e gratuitamente, coordinati dall'avvocato Rita Duzioni che è il responsabile giuridico dell'iniziativa.
Ma non è mai nemmeno troppo tardi per educare al rispetto bambini e adulti, allievi e insegnanti.



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