lunedì 22 aprile 2013

PAS. A colloquio con Claudia Cimmino

Dopo che la Corte di Cassazione ha messo in discussione la validità scientifica della PAS, la sigla che identifica la sindrome da alienazione parentale, un nuovo, drammatico caso di cronaca ci riporta sull'argomento. Ne torniamo a parlare con la dottoressa Claudia Cimmino, psicologa, psicoterapeuta, esperta in psicologia giuridica, c.t.u. del Tribunale di Milano, componente dello Studio di Psicologia Forense di Milano.

L'ultima pronuncia della Corte di Cassazione non pare aver posto fine al dibattito sulla PAS. Secondo lei, dottoressa Cimmino, ha ancora senso parlare di PAS?

Penso che la creazione di questa così detta "sindrome" sia stato (e forse per taluni tuttora sia) un tentativo, per soggetti privi di competenze psicoanalitiche, di definire situazioni la cui complessità necessita di un' indagine approfondita che a mio avviso può essere appannaggio solo di psicoterapeuti competenti.

In base alla sua personale esperienza, anche di c.t.u. del Tribunale di Milano, può spiegarci che tipo di vicende ha (ha avuto) modo di affrontare e quali, fra queste, possono riferirsi alla sindrome da alienazione parentale?

Nei casi con cui oggi ci confrontiamo in ambito psicologico-forense, sia come CTU che come CTP, la complessità della situazione coniugale e familiare è di quelle che, nella nostra esperienza ormai ventennale, costituiscono oramai più la regola che l'eccezione.
Potremmo dire che i figli "contesi" sono la dolorosa realtà delle separazioni coniugali: padri che si impongono in nome del diritto piuttosto che in nome dell'affettività; madri che usano spesso strategie caratterizzate dal ricatto affettivo, creando nei figli il così detto "problema di lealtà"; aggiramenti e pretestuosità che, data la loro funzione strumentale, mettono il genitore presso il quale il bambino è collocato in una posizione di vantaggio strategico.
Per non parlare poi del momento in cui ciascun coniuge tenta di rifarsi una vita di coppia e familiare che, in mancanza di reciprocità, crea nel genitore che non ha instaurato una nuova relazione di coppia, gelosie, timore di perdere l'amore del figlio ("amore" spesso esercitato dalla madre in maniera possessiva), timore di essere esautorati dal ruolo di genitore a seguito dell'avvento del nuovo partner del coniuge, e così via.

Qual è il suo personale convincimento riguardo alla PAS?

Il mio convincimento è che la separazione coniugale è una situazione che oggi si presenta sempre più complicata e che il deterioramento di un rapporto così importante come è quello tra un genitore e un figlio (il più delle volte, nella mia esperienza, tra un padre e un figlio) produce infatti nel bambino degli effetti negativi, spesso irreversibili, in quella che potremmo definire "l'ideologia di coppia" e "la concezione della famiglia" del bambino.
Credo che questo sia il punto centrale della questione.
Vi è anche il problema del "conflitto di lealtà" a cui accennavo prima, specie se la madre si presenta come vittima in una separazione che, nella maggior parte dei casi e al di là delle apparenze, è imputabile ad entrambi i coniugi.
Credo che l'importanza che, oggi più che mai, assume la Consulenza Tecnica nelle separazioni giudiziali deriva dal fatto che l'esperto è chiamato a dare sempre maggior peso al concetto di "funzione genitoriale".
Lo psicoanalista inglese Donald Meltzer ha dimostrato infatti, in uno studio commissionatogli dalla Comunità Europea, come l'esercizio delle funzioni genitoriali, a seconda della loro qualità, porti ad un esito estremamente diversificato in quella che definiamo l' "ideologia familiare".
Se le funzioni genitoriali positive portano ad un clima familiare nel quale sono centrali amore, tolleranza della depressione, speranza e capacità di riflessione, le funzioni genitoriali assenti o negative possono portare ad una famiglia così detta "rovesciata" nella quale sono dominanti perversione e psicosi, passando attraverso tipi di famiglia (a dominanza femminile o maschile) che esitano in pregiudizi esasperati di ciascun coniuge rispetto all'altro.
Mi rendo conto che il discorso è complesso, e magari non immediatamente accessibile per i non addetti ai lavori; d'altra parte è proprio per questo che ritengo che, a fronte di situazioni di separazioni coniugali sempre più problematiche, sia importante che il consulente tecnico abbia la preparazione necessaria per non dover utilizzare la "scorciatoia" di facili ma vuote definizioni - come la PAS, appunto - ma si impegni in un' indagine seria ed approfondita nell'interesse dei minori in essa coinvolti.


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